7.0
- Band: NECROPHAGIA
- Durata: 00:39:45
- Disponibile dal: 20/08/1998
- Etichetta:
- Red Stream
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I primi due album dei Necrophagia – un disco e un bootleg a voler essere precisi – sono oggetti quasi mitici: usciti in anni in cui il concetto di horror rock poteva forse aver senso giusto per noi italiani grazie ai Death SS, e pochissime band si arrischiavano a mischiare la passione per il gore e il cinema horror con la musica estrema in una maniera così inscindibile. Nel frattempo, però, abbiamo conosciuto il successo planetario dei White Zombie, lo sdoganamento definitivo presso il pubblico metal dei Misfits e del loro immaginario da Hammer Films, e soprattutto per Killjoy – mente di questo progetto fin dal 1983 – è arrivato il supporto, la promozione e la collaborazione di Phil Anselmo.
Il risultato è, dopo ben otto anni, questo “Holocausto De La Morte”, un disco che riprende il discorso esattamente da dove era stato interrotto sul precedente full-length, ma con un impatto più quadrato e una maggior compattezza di intenti. Il preponderante Anselmo si mette in secondo piano con umiltà per dare spazio all’amico Killjoy, al punto da scegliere per il suo ruolo di chitarrista lo psuedonimo Anton Crowley: il satanista LaVey più il magus Aleister in una sintesi che più da b-movie non si poteva trovare, ma perfetta per il concept della band. Essa mette in musica visioni orrorifiche con suoni putrescenti e riff che passano da ritmiche sludge, quasi doom (evidente segno della presenza di Anselmo e della sua New Orleans) a sfuriate violente, senza mai nascondere un sorriso sardonico da bullo che porta la cheerleader a una rassegna di film de paura.
La voce di Killjoy si esprime tramite spruzzi di vomito marcissimi, supportati in due brani dalle psicosi vocali Maniac dei Mayhem, e per non farci mancare niente ecco spuntare anche brevi sample da film di culto, probabilmente ricordi delle notti di infanzia nei drive-in. È un piacevole mix tra la psicopatia dei Macabre e la morbosità dei Soilent Green, dove anche i titoli dei brani fanno la gioia del nostro cuore da zombi cinefili. Una vera chicca per i palati più esigenti di depravazione estetica e sonora.