5.5
- Band: NECROPHAGIA
- Durata: 00:36:53
- Disponibile dal: 11/03/2003
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Se questa è davvero ‘l’arte divina della tortura’, allora anche un interrogatorio dell’Inquisizione vecchio stampo non dovrebbe intimorire nessuno, o quasi. Deludono, questi Necrophagia, un po’ sotto tutti gli aspetti. Gli amici di Killjoy (stavolta senza P. Anselmo) non convincono per una serie di carenze strutturali: la prima, più evidente all’orecchio, è una produzione davvero (questa sì!) ‘horror’, satura, grezza e a tratti persino distorta e fastidiosa. Il songwriting non è ispiratissimo, quasi mai coinvolgente, si tratta infatti un death metal logoro per le troppe influenze mal sfruttate, una proposta musicale che vuole attingere da troppe parti senza mai dare un contributo personale. La sorpresa viene quando uno si sofferma a guardare la composizione della band e vi trova fior di musicisti impegnati (attualmente o in passato) in band note nel panorama estremo internazionale. In una canzone accade il miracolo: tutto l’immaginario che circonda la band in questo “The Divine Art Of Torture” sale prepotentemente in cattedra, sprigionando tutta quell’atmosfera horror tinta di magia che in “Parasite Eve” fa respirare finalmente un’aria tetra e macabra, il tutto condito da un tocco di follia (grande la parte tastieristica di Mirai dei giapponesi Sigh). Purtroppo parti tastieristiche simili non si ripetono più nell’album, che poi ritorna alla sua mediocrità. Canzoni abbastanza lente, mai cambi di ritmo interessanti o fuorvianti, si ha spesso la sensazione di conoscere già il riff successivo. A volte c’è da chiedersi se la via che i Necrophagia vogliono seguire sia quella tracciata anni orsono dai White Zombie, anche se qui la componente death metal dovrebbe lasciar presagire una direzione più estrema. La band dà l’impressione di essere scarsa riguardo ai mezzi per ottenere l’attenzione del pubblico durante il loro spettacolo horror: manca la sostanza e il numero d’applausi. Un cd che poteva essere qualcosa di diverso, ed invece siamo qui a rimpiangere i soldi di uno show poco edificante. Un cd che non convince.