8.0
- Band: NECROPHOBIC
- Durata: 01:08:31
- Disponibile dal: 25/10/2013
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Non tutti i gruppi black metal riescono a produrre un album con più di settanta minuti senza risultare noiosi. Gli svedesi Necrophobic hanno superato anche questa sfida, senza difficoltà. La band ritorna in pista dopo diversi anni di silenzio, quattro per l’esattezza, dall’uscita dell’ultimo full length album “Death To All”. Qualcosa, anzi più di qualcosa, nel frattempo all’interno del gruppo è cambiato: non ci sono più i due chitarristi, rispettivamente Johan Bergebäck, presente su ben tre album del gruppo, e soprattutto Sebastian Ramstedt, storico axeman della band. I due sono stati sostituiti da due nomi noti della scena death metal svedese: Robert Sennebäck (ex Dismember) e Fredrik Folkare degli Unleashed! Ma potete stare tranquilli, perché non per questo motivo ora i Necrophobic suonano death metal. Però delle novità ci sono e molto interessanti… ma partiamo con ordine. La copertina ed il titolo suggeriscono tematiche antiche e occulte dalle atmosfere cariche di mistero: il nuovo album segue in effetti questi indicazioni, e si comincia con la titletrack che in realtà è una semplice intro di un paio di minuti, abbastanza intrigante ed un po’ orchestrale, ma rimane nella norma, senza particolari lodi. Tocca invece a “Splendour Nigri Solis” il delicato compito di convincere subito fan e ascoltatori della bontà della nuova release. Il mood qui è molto dark e occulto, i Necrophobic sembrano aver partecipato a qualche antico rito cultuale misterico prima di entrare in studio di registrazione! Il compito di apripista è stato senza dubbio svolto a dovere da questa song: black metal ed esoterismo sembrano qui andare perfettamente a braccetto. “Astaroth” prosegue sullo stile del brano precedente, i Necrophobic su questa release sembrano riuscire ad unire la consueta violenza black metal che da decenni li contraddistingue a maestose atmosfere gotiche ed arcane. A livello di songwriting qualcosa indubbiamente si nota: il lavoro delle chitarre è più classico, nel senso che c’è spazio per tipici stop-and-go e assoli di chitarra tanto cari agli Slayer degli anni ’80. Lo stile della band, sempre estremo e violento, non è stato minimamente stravolto, ma questi accorgimenti ed un paio di novità ben sfruttate, come ad esempio l’utilizzo dei cori, lo fanno sembrare più mainstream, più adatto cioè ad un pubblico di vasta scala che fino ad oggi, non si sa perché, la band non è riuscita a raggiungere. Non che da oggi il gruppo verrà seguito dalle folle oceaniche che seguono i Dimmu Borgir, ma probabilmente “Womb Of Lilithu” lo farà diventare più popolare. Le iniziali buone impressioni sono confermate anche da brani molto orecchiabili e trascinanti come “Furfur”. Su quest’album la band apre le porte a diverse atmosfere che prima avevano uno spazio minore perché il songwriting delle chitarre era meno eterogeneo, ora i Necrophobic sembrano aver implementato le armi a propria disposizione e per questo “Womb Of Lilithu” è superiore in freschezza e dinamismo rispetto al suo predecessore “Deah To All”, mentre è difficile dire se riesca a superare i capolavori del passato. Ricapitolando: un songwriting un po’ più classico e meno vincolato dai dettami del black metal, l’introduzione di cori ed un maggior numero di atmosfere occulte, a volte misteriose ed antiche, altre volte più maestose e gotiche, ha permesso alla band di rinnovarsi pur non alterando il proprio inconfondibile trademark. Si prenda ad esempio “The Necromancer”, un pezzo così vario e facile da assimilare che potrebbe attirare fan di diversi gruppi, da quelli dei primi Moonspell e Therion a quelli dei Septic Flesh. Questo brano è senza dubbio uno dei punti di forza della release, una canzone perfetta anche se non tradizionalmente Necrophobic in tutto e per tutto. La seconda parte della release è più scevra di sorprese, indicativamente da “Asmodee” in poi si registra il classico marchio dei Necrophobic. E forse la grande trovata della band è proprio questa: introdurre solo parzialmente elementi ‘nuovi’ nel proprio consolidatissimo stile, presentare una parte sperimentale della release e poi continuare con quello che la band ha sempre fatto. Tutto ciò non significa che ai Necrophobic sia mancato del coraggio: la qualità dei brani presenti nella seconda parte di “Womb Of Lilithu” è assolutamente di primissimo livello. La produzione è impeccabile, precisa e tagliente come un rasoio, ma ad un fan di vecchia data potrebbe sorgere naturale una domanda di questo tipo: cosa sarebbe successo se il gruppo avesse dato a questo “Womb Of Lilithu” una produzione ed un’atmosfera infernale e apocalittica simili a quelle di “The Third Antichrist”? Riuscite ad immaginarvi un brano devastante come “Marchosias” con una produzione che nasce dall’Abisso come quella presente su “The Third Antichrist”? Probabilmente i Necrophobic raggiungerebbero l’apoteosi. Ma chissà se mai la raggiungeranno dal momento che, stando al comunicato rilasciato in questi giorni, è stato estromesso Tobias Sidegård dopo che lo storico cantante (e in passato bassista) è stato condannato a sei mesi di reclusione per violenza domestica. Non sempre i gruppi scandinavi extreme metal hanno estromesso un loro membro condannato dalla giustizia, mentre i Nostri l’hanno fatto. Possiamo dire soltanto che la band perde un altro suo membro storico e questo di solito non è mai segnale di buon auspicio. Non sarà assolutamente facile rimpiazzare Tobias, ma adesso intanto gustiamoci il presente con “Womb Of Lilithu”.