7.5
- Band: NECROWRETCH
- Durata: 00:38:34
- Disponibile dal: 14/04/2017
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
I Necrowretch vanno avanti a testa bassa. Non sarebbe da loro rallentare o ammorbidirsi, nonostante siano oggi evidenti alcuni accorgimenti nel songwriting che rendono il nuovo materiale un filo più “garbato” rispetto alle nefandezze incluse nel precedente “With Serpents Scourge” e, soprattutto, nel debut album “Putrid Death Sorcery”. Niente di particolarmente complesso, ma una sapiente costruzione melodica che piazza avvitamenti un po’ ovunque, alternando un approccio beffardo con quello più sguaiato e quello più scarno, old school e rumoroso, durante il quale il trio opera sempre con un perfido ghigno sulle labbra. La velocità media è come sempre elevatissima, ma la giungla nera di brani come “Sprawl of Sin”, “Tredeciman Blackfire” o “Verses from the Depths” denota come i malefici ragazzi francesi non disdegnino ora il raggiungimento di un maggiore equilibrio: se da un lato la resa sonora secca e vibrante richiama le loro esibizioni live, dall’altro lo sviluppo delle composizioni riesce a inglobare brevi momenti più eterei, avvolgenti e dilatati. Oggi più che nella proposta del gruppo si percepisce l’influenza della vecchia scuola death-black svedese: i Necrowretch probabilmente non potranno mai vantare il controllo e l’armonia dei Dissection, ma va apprezzato il desiderio dei Nostri di provare nuove soluzioni e di spingersi in terreni un poco più impervi. Del resto, pare proprio che la materia Anni ’90 sia conosciuta alla perfezione da Vlad e soci: una suggestione che va ad aggiungersi alle inamovibili ispirazioni di primi Death, Possessed e Sarcofago. Servirebbe ora maggiore coraggio sul fronte ritmico e una capacità di aprirsi al midtempo, in modo da conferire alla tracklist più varietà, respiro e, in ultimo, longevità. In ogni caso, dagli sforzi della band continua a trasparire un sincero entusiasmo e una vitalità che piace fin dai primi ascolti, qualità che spesso riescono a sistemare in corsa le ingenuità e che, a conti fatti, ci rendono sempre simpatici questi ragazzi. “Satanic Slavery” è un altro solido capitolo nella loro forsennata carriera.