7.0
- Band: NEKOMATA
- Durata: 00:49:33
- Disponibile dal: 31/10/2022
- Etichetta:
- Revalve Records
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Dall’evoluzione dei Project Kasha nasce questa nuova realtà nostrana, la cui esistenza si deve al chitarrista Andrea Cappellari (ex Skeletoon) e al bassista Filippo Zavattari (ex Frozen Crown), cui prontamente si sono uniti il cantante Andrea Olivieri e il batterista Nicolò Buganza.
Trattandosi di un progetto messo in piedi da due artisti divenuti noti nel panorama suonando in formazioni di genere power metal, è logico aspettarsi qualcosa che possa fare sfoggio di una componente musicale coerente con questo fatto, e in effetti non si sbaglia. Tuttavia, al momento di premere il tasto ‘play’, ciò che si palesa nelle nostre orecchie è invero una proposta più complessa e contaminata, non facile da definire: la band si etichetta con la definizione ‘powercore’ per via della combinazione più o meno evidente tra power metal moderno e sonorità contemporanee, come il melodic death e il metalcore, con qua e là qualche parvenza di Periphery, Trivium e persino stilemi di derivazione nipponica. Con un po’ di mentalità nerd, potremmo collocare la proposta dei Nekomata in un anime giapponese, o ancora meglio in un’ipotetica interazione videoludica di matrice orientale, sulla falsariga di prodotti come “Shin Megami Tensei”, “Devil May Cry”, o direttamente quel capolavoro di narrativa che è “Nier Automata”, la cui influenza appare palese nei testi, nelle tematiche e nei simbolismi enfatizzati all’interno del disco.
Andando nello specifico, il sound dei Nekomata vanta un accostamento vocale tra lunghe fasi pulite in chiave pop e inserti in growl/scream, mentre alle spalle della voce si staglia un guitar work tecnico, compresso e massiccio, sorretto a sua volta da una sezione ritmica che modula tra stilemi tipici del metalcore e doppie casse degne di un buon disco power metal. Il risultato può risultare piacevole o spiacevole a seconda della propria predisposizione mentale, ma è innegabile che si tratti di qualcosa in cui non ci si imbatte tutti i giorni.
Lo scorrere della scaletta comprende inevitabilmente momenti più da headbanging e altri più tranquilli, ma siamo contenti di notare che non viene quasi mai a mancare la grinta, anche nelle fasi più addolcite: la iniziale “The Spark”, così come il singolo “Algorithmically Imperfect” e la più tardiva “Golden Vow” – il cui nome e testo ci rimandano al videogioco della From Software “Elden Ring” – sono tutti e tre ottimi esempi della formula messa in piedi dai Nekomata. Questa soffre forse un po’ il peso della ripetitività e della reiterazione di determinate scelte strutturali per gran parte dell’ascolto: alla fine molti brani, seppur con applicazioni diverse, tendono un po’ a somigliarsi, ma trattandosi anche dell’esordio siamo certi che i ragazzi avranno modo di lavorare in futuro su varietà, ritocchi e sferzate stilistiche; le piacevoli eccezioni, come la ballad “Last Days Of Summer” o la parentesi pianistica della conclusiva seconda parte di “Abusement Park”, confermano ulteriormente questa possibilità.
Si tratta indubbiamente di un prodotto ancora per certi versi imperfetto, ma se siete alla ricerca di qualcosa che non risulti già sentito e con forti connotazioni nerd, o comunque di una produzione che suoni contemporanea senza sembrare la solita sciorinata di stilemi piatti, allora l’esordio dei Nekomata può fare per voi.