7.0
- Band: NERVE
- Durata: 00:45:30
- Disponibile dal: 15/01/2010
- Etichetta:
- Nadir Music
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Forse qualcuno ricorderà ancora l’interessante esordio discografico dei liguri Nerve, uscito pochi anni orsono sotto l’occhio attento di Tommy Talamanca dei Sadist: si trattava di un ibrido moderno di death, thrash e groove, forse a tratti un po’ ingenuo ma comunque gratificante. Attendevamo quindi con una certa curiosità il secondo capitolo della loro storia discografica, che si concretizza in questi giorni per merito della Nadir Music (sempre della grande famiglia dei Sadist). I ragazzi non hanno assolutamente cambiato il loro approccio alla musica, ma sono riusciti ad arricchire il sound e a rafforzare le debolezze strutturali del songwriting che gravavano sul debut. Quello che ne esce è un lavoro estremamente moderno, groovy, tecnico e melodico che come numi tutelari ha gente del calibro di Meshuggah, Darkane più diretti, Soilwork, Lamb Of God, Strapping Young Lad, un pizzico di Fear Factory e Sadist. Il quartetto quindi gioca con i generi musicali e riesce a rendere movimentate tutte le composizioni di “Hate Parade”. La base di partenza è un melodic death thrash di matrice svedese, sul quale i Nerve innestano massicce dosi di groove metal moderno e contaminato, condendo il tutto con una capacità tecnico-esecutiva davvero notevole. Se i rimandi ai Fear Factory si esauriscono in qualche melodia appena accennata, come nell’iniziale “The Threat”, quelli ai Soilwork sono decisamente più ingombranti, come risulta evidente da alcuni ritornelli melodici (“Shelter”, “I Am My Own God”) ma anche dalla struttura agile di brani quali “My Inferno” e “Black Fades”. I Sadist vengono citati nella loro forma più jazzy, quella di “Tribe” per intenderci: ascoltate “Mescaline” e soprattutto la titletrack per rendervene conto. Seppure in mezzo a tante citazioni, i Nerve riescono comunque a risultare abbastanza personali e dotati di personalità, basti pensare che hanno inserito in tracklist anche una tipica thrash ballad, cosa alquanto insolita a queste latitudini musicali. Il brano in questione è “How To Fix A Broken Heart” e, nonostante sia un po’ banalotta, riesce comunque ad essere piacevole. Molto buona la prova di Ermal alla sei corde, che miscela perfettamente qualità e quantità, così come la sezione ritmica. Fabio è dotato di un buono screaming e di clean vocals eccellenti, ma a volte stona un po’ l’utilizzo della voce estrema su strutture molto soft. In definitiva comunque crediamo che i Nerve si siano dimostrati una band capace e pronta per un palcoscenico più grande di quello che stanno calcando ora, tanto da poterli definire una delle realtà più promettenti sulla scena nazionale.