7.0
- Band: NEUROSIS
- Durata: 01:17:30
- Disponibile dal: 16/08/2010
- Etichetta:
- Neurot Recordings
- Distributore: Goodfellas
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Nessuna introduzione è necessaria per descrivere la monumentale qualità di questo live album del leggendario combo avant-metal di Oakland. Il semplice nome è come un marchio di qualità, uno di quei prodotti che si acquistano a scatola chiusa, un’entità di cui ci si può fidare ad occhi chiusi. Ciecamente, appunto. Si potrà storcere il naso di fronte alla scaletta del concerto regisrato ed ivi contenuto, ma sarebbero solo congetture e capricci inutili, visto e considerato che proprio per sopperire alla difficile gestione in sede live di canzoni che superano spesso i dieci minuti di durata, oltretutto in una discografia che sta per coprire tre decenni, la band cerca sempre di pubblicare dei live tramite la sua Neurot ogni tre o quattro anni almeno. Siete incazzati perché in scaletta non vi è ombra alcuna della gloriosa “Locust Star”? Se è per questo nel live in questione non vi è traccia alcuna di qualsiasi traccia di “Through Silver In Blood”, né tanto meno di “Enemy Of The Sun”. Anzi, l’intero live pesca solo da tre album: i più recenti “Given To The Rising”, “The Eye Of Every Storm” e “Times Of Grace” del 1999. Dal tassello mancante di questo periodo, ovvero “A Sun That Never Sets” del 2001, vi è una traccia sola. Ergo, per quelle tracce storiche registrate in sede live e non incluse in questo nuovo live è opportuno non piagnucolare troppo e semplicemente andarsi ad ascoltare “Live in Lyon” o “Live in Stockholm” di appena qualche anno fa, e pubblicati proprio per dare una visione più ampia e continuativa delle attività della band in sede live. Insomma, gente che fa a modo proprio, giustamente, perché i Neurosis sono una band che ha messo anima e corpo in una evoluzione spalmata in tre decenni, che tutt’oggi rimane incomprensibile e impenetrabile considerando le loro rozze origini punk rock, e poi guardando al mostro psichedelico e oscuro che sono oggi. Gente che per sguinzagliare la massima qualità possibile ha, nel corso degli anni, progressivamente ottenuto il pieno e assoluto controllo sul proprio lavoro, e per i quali dunque le chiacchiere stanno a zero. Vanno giustamente spese un paio di righe sulla musica contenuta in questo live, anche se si ha la sensazione di dire l’ovvio e risultare estremamente banali e scontati. Il setting del Roadburn sicuramente è un ottimo punto di partenza per sprigionare la furia iconoclasta dei nostri, che sicuramente erano messi di fronte ad un pubblico esigente e probabilmente anche composto da gente che non era li propriamente per loro. Per il resto, il solito debordante pathos. Le solite memorabili canzoni oscure e selvagge. Il solito abrasivo sound che come una cometa ha involontariamente generato una scia infinita di imitatori più o meno validi, ma che ad oggi risulta ancora unico, inimitabile, imprescindibile e a tratti ancora incomprensibile.