8.5
- Band: NEUROSIS
- Durata: 00:58:12
- Disponibile dal: 22/06/2004
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Self
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I Neurosis sono innegabilmente una delle band più spontanee e lontane da sterili intellettualismi che la musica contemporanea ci offra. Nel songwriting scontroso, reiterato, ossessivo del gruppo di Von Till è sempre stato possibile riconoscere le stigmate della spontaneità più selvaggia, fattasi angoscia urbana nei primi lavori della band californiana e trasformatasi, gradualmente, in quel pulsare rituale, ipnotico, che ha contraddistinto le ultime uscite, inclusa la fondamentale collaborazione con Jarboe nel recente album edito dalla Neurot. “The Eye Of Every Storm” ricalca i solchi lasciati da “A Sun That Never Sets” e, soprattutto, “Times Of Grace”, vero punto di svolta nell’approccio della band alla composizione, avvicinandosi ulteriormente alla realizzazione di un connubio tra l’aspetto di reiterazione sciamanica da sempre presente nel suono dei Neurosis ed un’idea elastica di forma-canzone concepita come unità inscindibile dal tutto. “The Eye Of Every Storm”, in effetti, è un tutto che non sopravvive senza le sue parti, laddove i singoli brani scandiscono momenti di trasformazione di un flusso unico senza, però, smarrire l’unicità che rende ogni traccia speciale. E speciale è “Burn”, posta in apertura, con il suo incedere inarrestabile, la ritmica scomposta e nervosa, l’afflato epico da notte di tempesta sintetizzato con semplicità sorprendente, scomposto nei propri elementi essenziali. E così gli altri brani, sospesi tra inquietudine e fisicità, cesellati per sottrazione, alla ricerca del potere comunicativo del vuoto, del silenzio, di una pulsazione sottile che fa di “The Eye Of Every Storm” il disco più semplice dei Neurosis e, paradossalmente, uno dei più comunicativi. Volendo e dovendo affrontare una riflessione stilistica, “The Eye Of Every Storm” appare essere il disco più marcatamente rock della band di Von Till, il più immediato, in qualche modo il più solare. All’ermetismo dei primi lavori si è sostituita un’urgenza narrativa affascinante, mutuata in gran parte dai lavori solisti di Von Till (la conclusiva “I Can See You” è un esempio lampante di questa tendenza) affidata per lo più ai suoni terrosi, disordinati, primitivi costruiti con Steve Albini; al muro di suono impenetrabile ed angosciante del meraviglioso “Through Silver In Blood” i Neurosis hanno preferito un approccio più ragionato, basato su una volontà di esplorazione ritmica matura ed emozionante. La musica dei Neurosis oggi è più che mai ricerca spirituale; esauritosi il furore inumano, è rimasta la volontà di ricostruire, trascendere, meditare, incanalare energie nel ritmo, per colpire lo stomaco ed il cervello. Musica umana, nell’accezione meno retorica del termine; musica che riflette la necessità di cercare, confrontare, crescere. Capolavoro.