7.0
- Band: NEVER OBEY AGAIN
- Durata: 00:40:56
- Disponibile dal: 18/10/2024
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Gli italianissimi Never Obey Again tornano sulla scena un anno dopo la release del loro primo album, “The End Of An Era”, con un secondo full-length di undici tracce intitolato “Trust”, anche esso prodotto dall’etichetta nostrana Scarlet Records.
Gli ultimi dodici mesi hanno permesso alla band di maturare e di lasciare il nido per approdare in Germania e nei Paesi Bassi, nel loro primo tour che li ha esposti sicuramente ad una fanbase differente dal punto di vista geografico e, probabilmente, più abituata che altrove alle sonorità che caratterizzano il gruppo. La scena nordeuropea è infatti da sempre più amichevole dei confronti di realtà hard’n’heavy, ed esperienze del genere possono sicuramente giovare a compagini giovani, che intraprendono i primi passi all’interno di questo mondo.
Dopo un primo ascolto dell’album notiamo come lo stile non sia drasticamente cambiato e le tracce riportate suonino quasi come un proseguo della release precedente: ancora una volta troviamo la voce rock e raschiata della cantante Carolina Bertelegni – forse l’elemento più distintivo del gruppo – accompagnata da un substrato musicale capace di mescolare piuttosto bene musica elettronica e sonorità più pesanti, prese in prestito tanto da Evanescence o Linking Park quanto da band più moderne come Sleep Token o Spiritbox.
Il continuum musicale si intervalla tra pezzi aspri e raschiati come “Give Me A Fuckin’ Break” o “G.O.D. (Given Or Denied)“, in cui i tappeti elettronici si incastrano bene ai breakdown dal vago sapore djent e sono in grado di cambiare il sapore del pezzo in maniera improvvisa e diretta; cambiamento spesso supportato da una voce femminile molto flessibile e in grado di modularsi su diverse sfumature tonali accompagnando, in questo modo, l’evoluzione delle canzoni all’interno dell’album.
Molto interessante all’interno di “Trust” è anche l’introduzione di un brano come “Under My Skin, Before Your Eyes“, una vera e propria ballata rock che convince particolarmente con un testo ben scritto e una parte suonata piuttosto emozionale; soluzioni del genere erano state solo parzialmente sfruttate nel primo album e, ad opinione di chi scrive, meriterebbero una maggiore considerazione, soprattutto per la loro spendibilità in contesti live.
Dopo un paio di ascolti di “Trust” emergono alcune sfumature che non erano particolarmente presenti nel precedente lavoro discografico, come una maggiore cura del suono, che risulta più solido e compatto, oppure un incupimento delle melodie proposte, in grado di far sembrare il tutto meglio amalgamato e più vicino alle ambientazioni che i Never Obey Again puntano a creare.
L’ultima fatica discografica proposta dai Never Obey Again non è ancora definibile come un capolavoro: c’è ancora un po’ di strada da percorrere e, soprattutto, di gavetta da fare; un miglioramento è però chiaro e percettibile, a riprova che la band ha fatto tesoro delle esperienze vissute e sta lavorando per creare quel marchio di fabbrica e quella maturità stilistico-sonora che arriva con la fisiologica crescita di un gruppo musicale.