7.0
- Band: NEVERMORE
- Durata: 00:40:53
- Disponibile dal: 18/07/2003
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
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Per chi scrive la musica dei Nevermore sintetizza perfettamente il concetto di heavy metal. E’ infatti molto difficile trovare una band che sappia coniugare potenza, melodia e lirismo come fa oggi il quartetto di Seattle, una band partita quasi in sordina (chi si ricorda “Nevermore” e di “In Memory”?) che è riuscita a guadagnarsi sul campo (o sul palco!) il rispetto di media e fan grazie solo ed esclusivamente alla qualità della propria musica. Titoli come “The Politics Of Ecstasy”, “Dreaming Neon Black” e “Dead Heart In A Dead World” parlano da soli, tre album che rientrano a pieno titolo nella ristretta cerchia dei lavori che hanno fatto davvero la storia del power-thrash degli ultimi decenni. Oggi, a ben tre anni di distanza da quel colosso che è il succitato “Dead Heart In A Dead World”, ritroviamo Warrel Dane e compagni con un nuovo album, l’attesissimo e più volte rimandato “Enemies Of Reality”, album che ha l’arduo compito di bissare il successo di critica e pubblico del diretto predecessore. Una bella impresa, non c’è che dire! Ma purtroppo, spesso, le storie non hanno un lieto fine ed infatti spiace molto constatare che “Enemies Of Reality” sia solo un bel disco, ma nulla di realmente paragonabile ai tre incredibili lavori precedenti. Certo, un lavoro ‘normale’ dei Nevermore assume quasi i connotati di un capolavoro, se accostato al 90% delle produzioni attuali, e sicuramente per la band era una missione molto difficile riuscire a replicare i fasti del recente passato e quindi, accantonato il dispiacere iniziale, cerchiamo di tornare con i piedi per terra e rammentare che Warrel Dane, Jeff Loomis, Van Williams e Jim Sheppard sono degli esseri umani e che, scrivendo tre capolavori di fila, erano già riusciti a compiere un’impresa incredibile. Sarà forse perché composto in un’atmosfera non propriamente rilassata (ricordiamo che questo è l’ultimo album che la band pubblicherà per la Century Media, label con cui da tempo i nostri hanno violenti screzi) o semplicemente perché la band ha bisogno di un periodo di riposo per ricaricare le batterie, ma quello che manca ad “Enemies Of Reality” è una costante ispirazione. Al suo interno, oltre a non essere presente una vera e sostanziale novità (una cosa comunque marginale), manca proprio quella sequela di brani killer cui la band ci aveva abituato. La produzione è piuttosto ruvida, come se fosse stata curata senza la consueta calma, mentre musicalmente ci si trova in un ipotetico punto di incontro tra le sonorità violentissime e moderne di “Dead Heart…” e quelle un po’ più controllate ed inquietanti di “Dreaming…”. Tuttavia, purtroppo, mancano la varietà, la dinamicità, quegli arrangiamenti e quelle memorabili melodie che avevano caratterizzato quei lavori. Ciò ovviamente non accade sempre: brani come la title track, “I, Voyager” (una sorta di omaggio ai Meshuggah), “Never Purify” e la conclusiva, devastante, “Seed Awakening” sono dinamici e toccanti come da tradizione, resta il fatto però che i restanti pezzi sono solo carini e non farebbero una grandissima figura se collocati in uno qualsiasi dei vecchi dischi. Non si sta certo parlando di una band giunta al capolinea visto che i Nevermore, pur a piccole dosi, anche in quest’occasione hanno mostrato una notevole classe, ma “Enemies Of Reality” non va oltre il voto che leggete più sotto. Comunque concediamo loro almeno un’altra occasione: sapendo di che pasta sono fatti Dane e Loomis è più che lecito aspettarsi in futuro un nuovo capolavoro. E il tempo per farlo c’è, per fortuna.