NIGHT IN GALES – Shadowreaper

Pubblicato il 03/12/2024 da
voto
8.0
  • Band: NIGHT IN GALES
  • Durata: 00:35:50
  • Disponibile dal: 06/12/2024
  • Etichetta:
  • Apostasy Records

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Chi l’avrebbe mai detto o pensato, solo dieci anni fa, che un nuovo disco dei tedeschi Night In Gales sarebbe stato uno dei più attesi nel 2024 in campo death metal melodico e, con tutta probabilità, il miglior disco di tale (sotto)genere dell’anno? Pochi di noi e voi, sicuramente. Eppure ci sentiamo di poter affermare che è esattamente così, in quanto la band dei fratelli Jens e Frank Basten continua senza sosta la propria seconda vita di rinascita, componendo il quarto lavoro di fila convinto, convincente e pure da spellarsi le mani.
Dopo la sorpresa dell’eclatante “The Last Sunsets” (2018), piccolo grande gioiello che segnò il ritorno a pieno regime del quintetto di Colonia e il rientro in formazione del cantante originale Christian Muller, sono seguiti i meno esaltanti ma comunque riusciti “Dawnlight Garden” (2020) e “The Black Stream” (2023), a cui ora il combo germanico mette in coda il qui presente “Shadowreaper”, che per titolo e cover artwork ricorda curiosamente “Follow The Reaper” dei Children Of Bodom, pur centrando pochissimo per quanto concerne il contenuto musicale, sia chiaro.
Il death melodico che i Night In Gales sono riusciti a ri-plasmare in questi anni è quanto di più rètro e relativamente semplice ci possa essere: sezione ritmica costantemente dinamica e ben bilanciata tra groove, tupa-tupa e blastbeat; riffing lancinante, spesso in tremolo picking e con le due asce che di sovente vanno per i fatti loro, il tutto a donare del sano ed indefesso parossismo un po’ ovunque; la voce di Muller simile ad una scartavetrata grana 36, monotona e ripetitiva quanto volete, ma tanto, tanto efficace.
La formula di base, com’è ovvio che sia, non muta neanche per “Shadowreaper”, ma si evidenzia piuttosto bene, già dopo un paio di ascolti approfonditi, la volontà dei NIG di variare qualcosina all’interno della loro routine. E tali variazioni, se il loro melo-death metal 2.0 va conservato con il giusto grado di retro-attitudine, potevano essere previste solo all’altezza della performance vocale di Muller. il nostro Christian, difatti, dopo essersi brasato le corde vocali per tre dischi consecutivi, diventando più simile al ‘Tompa’ Lindberg del 1995 (“Slaughter Of The Soul” degli At The Gates) di quanto non lo sia oggi lo stesso ‘Tompa’ Lindberg, si inventa alcuni passaggi recitati più tranquilli, oppure addirittura propone ritornelli in voce pulita, dove però – non spaventatevi! – la voce pulita è un semplice declamo di versi più che altro atonali, magari doppiati sotto la traccia vocale principale in scream o growl.
L’ispirazione di Jens Basten, compositore principale del gruppo, sembra poi non scemare mai per come, all’interno di un sottogenere ben definito e difficile da rendere vario, egli riesca sempre a trovare soluzioni melodiche affascinanti e attraenti, lasciando a suo fratello Frank il compito di riempire vuoti o svuotare pieni con l’uso della seconda chitarra d’accompagnamento.
‘Tobbe’ Bruchmann al basso e Adriano Ricci alle pelli, sempre pronti a dare la botta di dinamismo, il tiro violento ai singoli episodi, serrano le fila di una line-up coesa da anni, concentrata a fare al meglio delle loro possibilità ciò che hanno mostrato di saper e voler fare alla grande.
La tracklist è perfetta per la fruizione di questa tipologia di album ai giorni nostri: trentacinque minuti per nove tracce in tutto, rapide, intense, veloci, a tratti fulminanti, nulla in cui perdere tempo e canzoni ridotte all’essenziale, sebbene rispetto all’exploit di “The Last Sunsets” in questa uscita si possono notare arrangiamenti molto più curati e una varietà di suoni e idee che, a grandissime linee, riporta la band all’epoca tra “Towards The Twilight” ed il seguente “Thunderbeast”, album che segnarono solo ad effetto ritardato i primi anni di tutta la storia del death metal melodico.
Tra i pezzi più meritori, all’interno di un compendio decisamente uniforme per qualità, aggressività e grado di ‘piacevolezza’, possiamo segnalarvi certamente l’opener e singolo “Into The Evergrey”, dotata di sublimi parti acustiche, un riff portante eccezionale ed il primo di quelle specie di ritornelli sperimentali di cui abbiamo accennato più sopra; “Sculptured And Defleshed”, brano che risulta più strutturato e che pare estratto da un’antica sessione di composizione epoca “Thunderbeast”/”Nailwork”; “Open The Sun”, del tutto micidiale e sfruttante la novità – gradito ritorno alle nostre orecchie! – della produzione affidata a Fredrik Nordstrom e ai suoi Fredman Studios, in grado di dare un pauroso ‘effetto motosega’ alle chitarre dei Night In Gales, tanto da emulare il tanto celebrato suono di Stoccolma al posto di quello più edulcorato tipico dei gruppi goteborghiani; il secondo singolo “Spirals”, a nostro parere la traccia-simbolo di “Shadowreaper”, quella che contiene tutti gli elementi distintivi del suono NIG, passato remoto, passato prossimo e futuro; infine, menzione speciale anche per la conclusiva “Walk Of Infinity”, assurdamente lancinante e quasi dolorosa da piazzare in fondo al disco, atta a fornire la botta finale e definitiva, quella tra capo e collo.
Ci spiace quasi ripeterci, è la quarta volta che incensiamo senza remore quanto composto dai Night In Gales durante questa resurrezione insperata, ma in “Shadowreaper” c’è davvero di che godere per un bel po’ di settimane, perchè questi trentacinque minuti di furia controllata difficilmente usciranno dai vostri lettori di nefandezze metalliche! Per chi li ama allo stremo, aggiungere mezzo voto in più al voto di questa recensione non parrà per nulla una follia.

 

TRACKLIST

  1. Into The Evergrey
  2. The Horrors Of Endlessness
  3. Open The Sun
  4. The Nihilist Delta
  5. Spirals
  6. Dead Inside
  7. Window To The End
  8. Sculptured And Defleshed
  9. Walk Of Infinity
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