7.5
- Band: NIGHTFALL
- Durata: 00:43:17
- Disponibile dal: 02/05/2025
- Etichetta:
- Season Of Mist
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Dopo il successo, perlomeno artistico, di “At Night We Prey”, i Nightfall cercano di insistere nella stessa direzione dando alle stampe “Children of Eve”, un’opera che consolida la loro collaborazione con la ormai storica etichetta francese Season of Mist. Un percorso anche questa volta non privo di turbolenze, visto che il gruppo ellenico ha nuovamente affrontato mutamenti di line-up, tra cui il distacco dal chitarrista Michalis Galiatsos, figura importante di molte fasi della carriera. D’altronde, chi conosce bene la storia dei Nightfall sa che la loro discografia è caratterizzata da numerosi cambi di indirizzo stilistico e che, nonostante a capo di tutto sia sempre rimasto Efthimis Karadimas, questi sono anche e soprattutto stati dettati dagli avvicendamenti nella formazione che circonda lo storico frontman.
“Children of Eve”, in ogni caso, si innesta appunto sulla scia del predecessore, accentuando però la ricerca di chorus incisivi e una maggiore linearità strutturale, con l’intento forse di potenziare la resa dal vivo. Non si tratta tuttavia di un’ennesima attenuazione della matrice estrema della band: il disco conserva infatti un’indole piuttosto vigorosa, evitando certi languori gothic/dark particolarmente espliciti che hanno caratterizzato altre fasi della loro produzione. Il riffing di chitarra serrato e un’aggressività mai gratuita anche qui dominano la scena, stemperati da un’epica solennità che infonde coesione al lavoro.
Sotto il profilo stilistico, l’album si colloca quindi in una dimensione ibrida, in cui una sorta di melodic death metal si tinge a tratti di sfumature gothic-doom, evocando l’operato dei connazionali Rotting Christ e Septicflesh nei loro momenti più levigati, ma anche una classica vena anni Novanta in odore di Paradise Lost e Moonspell (vedi un brano come “With Outlandish Desire to Disobey”). Non mancano, infine, richiami al passato della stessa band, con alcune soluzioni vecchia scuola che rimandano a un disco come “Athenian Echoes”. La batteria di Fotis Benardo scandisce la narrazione sonora con il suo inconfondibile impeto, ma, come accennato, in questa circostanza è la tessitura vocale a ergersi protagonista, incanalando i propri sforzi in una lunga serie di interventi corali che punteggiano praticamente tutti i pezzi.
Si può dire che “Children…” sia quindi un po’ meno variegato e dinamico rispetto ad “At Night We Prey”, anche se va comunque sottolineato come questa gamma espressiva un filo più ridotta non si traduca in un lavoro pedante o troppo monotono. Considerando le oscillazioni qualitative della discografia del gruppo, l’album si posiziona in una zona di sicura affidabilità, complice anche una produzione di livello, attenta a esaltare le sfumature della composizione. Spiccano alcuni episodi particolarmente riusciti, come “Inside My Head” e “Christian Svengali”, nei quali emergono momenti di vera ispirazione.
“Children of Eve”, in sostanza, non mira a reinventare il verbo dei Nightfall, ma ne riafferma con fermezza la recente identità, dimostrando che il gruppo ha ancora qualcosa da dire nel proprio filone di appartenenza. Un’opera che, senza eccessi di ambizione, si impone per coerenza e potenza espressiva, avvolgendo l’ascoltatore in uno sviluppo capace di coniugare vigore e una suggestione melodica fortunatamente non troppo pacchiana.