7.0
- Band: NIGHTFALL
- Durata: 52:16:00
- Disponibile dal: //2003
- Etichetta:
- Black Lotus Records
- Distributore: Audioglobe
Dopo ben quattro anni di silenzio tornano a rifarsi vivi i Nightfall, storico combo greco, alfiere dell’oscuro metallo ellenico, assieme agli altrettanto datati Rotting Christ e Septic Flesh (R.I.P), nonché band che inaugurò, con il lontano “Parade Into Centuries”, le pubblicazioni della francese Holy Records. E dopo una carriera trascorsa sotto le ali protettrici, appunto, della Holy, i Nightfall si trovano ad esordire, per il loro sesto album, quale gruppo di punta della Black Lotus Records, label greca che sta dimostrando discrete capacità. Il quartetto ateniese è sempre stato un gruppo in forte mutazione, ma con questo nuovo “I Am Jesus” ci troviamo di fronte ad un ibrido sonoro dalle molteplici qualità: mantenendo un’aura di malvagità, cupa e quasi mistica, tipica del metal greco, le sonorità si dipanano spaziando dal death melodico al gothic inglese malinconico ma vigoroso (chi ha detto “Draconian Times”?), non tralasciando di donare alle composizioni una sana dose di teatralità epica, paragonabile, solo a livello concettuale, a quella in auge negli Iced Earth. Efthimis Karadimas, vocalist e bassista, si conferma leader carismatico e ben deciso nei suoi intenti, ed il pezzo d’apertura conferma la volontà dei Nightfall di rientrare nel metal-biz dalla porta principale: “Death Of Neira” è un opener magistrale, con un incipit estatico, un riffing immediato ed efficace ed un chorus semplice ma penetrante, il tutto accompagnato da un azzeccato tappeto di tastiere; buona anche la successiva “The Senior Lover Of Diamanda”, caratterizzata dal roboante lavoro di doppia cassa di George Kollias; nella title-track, un massiccio mid-tempo melodico, si apprezza bene il perfetto suono dei Tico-Tico Studios, donanti al brano una potenza particolare. Nella parte centrale, l’album si affloscia un po’, lasciando spazio a tracce più gotiche e ricercate, le quali tendono a smorzare l’entusiasmo crescente, non fosse per l’arrivo della superba “The Poor Us”: canzone breve e diretta, incentrata su un riff monumentale e su un semplice ritornello, composto solo dalle parole del titolo e supportato da una magnifica e malinconica melodia…ottima davvero! Il resto del disco scorre poi piuttosto piacevole, senza mai far gridare al miracolo, né comunque scadere in banali ripetizioni. D’altronde, da una formazione giunta al sesto full-length, era il minimo che ci si potesse attendere. Quindi, non resta altro da fare che dare il ri-benvenuto ai Nightfall, auspicando di ricevere loro notizie a breve, senza bisogno di attendere così tanto tempo. Buon disco.