7.0
- Band: NIGHTLAND
- Durata: 00:42:58
- Disponibile dal: 08/11/2019
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L’interessante album d’esordio “Obsession” ci aveva consegnato una band che sembrava poter costruire una carriera rilevante nel panorama metal nostrano. Questo “Umbra Astra Luna” conferma che i Nightland ci sanno fare e che sono una realtà concreta in grado di realizzare una notevolissima miscela di death melodico e metal sinfonico. Notevolissima perché dotata di un songwriting che unisce complesse e vigorose melodie a sprazzi di quella sontuosa ferocia teorizzata dai celebri conterranei Fleshgod Apocalypse (con i quali, comunque, non ci sono veri e propri punti di adiacenza, come è invece spesso insistito).
Il risultato è quantomeno accattivante: “Umbra Astra Luna” non primeggia per originalità, ma porta in superficie delle possibilità compositive che possono ricevere applausi trasversalmente da molti angoli dell’utenza metal contemporanea, proponendo su un paesaggio musicale variegato, senza imposizioni o fissità stilistiche.
La grande presenza dell’espediente orchestrale è senz’altro una caratteristica che connota fortemente ogni brano del disco, ma fermarsi a questo aspetto non fa onore al lavoro della band pesarese. Infatti le coordinate del metal sinfonico sono qui utilizzate non come un “quid” ulteriore, ma per dare ariosità e, soprattutto, intensità a brani che altrimenti rimarrebbero in una sorta di zona grigia tra death melodico d’impianto recente e frammenti di certo primo gothic (Amorphis, Moonspell, ecc). È così che si ottengono pezzi come i due (azzeccatissimi) singoli: “One Million Suns” e “Lovers In A Colorless Summer”. Si tratta di brani che rimangono in testa per giorni, nei quali blast beat e melodie catchy si alternano con agilità tanto da far sembrare i Nightland dei veterani del genere. Si sta sempre sull’orlo del già sentito, del “troppo facile”: eppure tutto funziona dannatamente bene. “Lovers In A Colorless Summer” è un pezzo dotato di un riffing e di scelte melodiche efficaci come poche volte si riesce a sentire in generi che in teoria dovrebbero essere estremi; “One Million Suns”, complice la presenza della vocalist Elektra Amber (presente anche in altre fasi dell’album), è un pezzo dal ritornello sfacciatamente pop, tanto da poter far storcere il naso: ma il tutto si tiene in piedi, ben amalgamato nel sistema musicale messo in piedi all’interno del resto del disco. Quasi un miracolo.
Non sono soltanto questi due brani a essere particolarmente vistosi nella tracklist. Già l’opener “Amongst Blackening Skies” mostra con chiarezza le intenzioni stilistiche dei Nightland, con grandi trovate melodiche e un arrangiamento mai banale. I refrain e i riff memorabili si susseguono fino a “Eternally Thine”, il brano più epico del lotto, con richiami finanche a certo power sinfonico.
Una nota di merito è necessaria per l’esecuzione di ogni componente, in particolare del leader Ludovico Cioffi: fautore di uno screaming non originalissimo ma molto, molto coerente con le atmosfere dell’album – oltre a essere il chitarrista e l’arrangiatore delle onnipresenti partiture orchestrali.
Un’ottima conferma, dunque: i Nightland, dopo aver superato la prova del secondo album, si dimostrano certamente tra le realtà più interessanti nel panorama metal italiano.