7.0
- Band: NIGHTRAGE
- Durata: 00:51:40
- Disponibile dal: 25/06/2009
- Etichetta:
- Lifeforce Records
- Distributore: Audioglobe
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Nightrage vuol dire cambi di lineup. Questo ormai è chiaro e assodato. Abbiamo davvero perso il conto di tutte le persone che sono passate per questa band: cantanti, batteristi, chitarristi, bassisti… tranne Marios Iliopoulos, chitarrista e mente del progetto, tutto è stato cambiato più volte nel corso degli anni. Ogni album presenta una lineup differente e “Wearing A Martyr’s Crown” non fa eccezione: oggi come nuovi arrivati troviamo alla voce il finlandese Antony Hämäläinen, dietro le pelli Johan Nunez, al basso Anders Hammer e alla seconda chitarra Olof Mörck, quest’ultimo già nei power metallers Dragonland e unica nuova aggiunta ad avere esperienze in una realtà vagamente conosciuta. Al timone ovviamente c’è Iliopoulos… ed è per questo che il materiale suona sempre indiscutibilmente come Nightrage. Le carte sono state nuovamente mescolate, ma il mazzo da cui pescare è sempre lo stesso. Il chitarrista/compositore di origine greca ha quindi confezionato esattamente il disco che ci si aspettava da lui, ovvero un concentrato di melodic death metal vecchia scuola, come ormai non se ne sentono quasi più. Nessun accenno a ciò che va di moda oggi, nessuna influenza metal-core, nessun esperimento. Un attaccamento alla tradizione senza dubbio ammirevole, ma che alla lunga sta portando in un vicolo cieco. E’ infatti dal 2003 che il quintetto non fa altro che provare a dare alle stampe un nuovo “Whoracle”: qua e là in passato ha cercato di variare un pochino la formula, aggiungendo o togliendo clean vocals o aumentando la dose di aggressività, ma in generale lo stile è rimasto sempre il medesimo nel corso degli anni. La qualità del materiale, inoltre, è sempre stata buona, ma mai in grado di far davvero gridare al miracolo. Dopo quattro full-length, è quindi ormai palese che i nostri non diventeranno mai un nome di punta della loro scena: i Nightrage sono finiti in uno strano limbo… nella loro proposta c’è sì del buono, eccome, ma, allo stesso tempo, non ci si è mai ritrovati al cospetto di un album senza alcun punto debole. “Wearing…” non fa eccezione: la produzione è ottima, l’artwork invitante e la maggior parte dei pezzi è abbastanza valida, ma alcuni episodi si rifanno veramente troppo al bigino del melodic death metal, con il risultato che la tensione durante l’ascolto va e viene. Comunque, se siete fra coloro che ancora sperano in un “back to the roots” da parte di Anders Fridèn e soci, ciò non rappresenterà di certo un problema, anzi… il buon Marios pensa a voi ogni volta che imbraccia la sua chitarra.