7.5
- Band: NIGHTWISH
- Durata: 01:18:54
- Disponibile dal: 30/03/2015
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Ai tempi della nostra recensione di “Imaginaerum”, paragonammo l’album ad un grande e rumoroso luna park, uno splendente carrozzone dove l’apparire era la cosa che più contava, e dove la genuinità veniva messa da parte in favore del tentativo di ottenere il massimo effetto sbalordente possibile. A conti fatti, ora, ci viene da chiedere come la band finnica avrebbe potuto dare un seguito a quell’album restando sugli stessi binari. Come un fuoco d’artificio, “Imaginaerum” ‘scoppia’ dopo che lo si ascolta: è sempre bello rivederlo (ehm, risentirlo!) ma a nostro parere ripeterlo con un ipotetico “Imaginaerum pt.2” non avrebbe introdotto particolari novità. Sempre fuoco d’artificio sarebbe stato, e come tale non si sarebbe forse scavato una sua identità, anzi avrebbe forse addirittura ridotto quella così definita del disco precedente. Con questa consapevolezza, interpretiamo la dimensione più ‘band-oriented’ data a questo “Endless Forms Most Beutiful” come non uno scorato mezzo tentativo di tornare a sonorità apprezzate allo scopo di raccattare qualche fan perso per strada, quanto come una presa di coscienza che la direzione inedita verso cui si era mosso “Imaginareum” doveva essere limitata ad un solo album, e non andava esplorata ulteriormente. Qualcosa certo di quella barocca esagerazione si è attaccato allo stile dei Nostri, ma in qualche modo le nuove esplorazioni sonore di Tuomas si sono dovute muovere partendo da un territorio più familiare. E’ così che troviamo un disco meno spinto negli intenti, ma la cui matrice sonora non rinuncia a quanto apprese con gli album dell’era Anette. La prima canzone, “Shudder Before The Beautiful”, mostra appieno il significato di quanto stiamo scrivendo. Su una struttura smaccatamente richiamante l’hit “Dark Chest Of Wonder”, i nostri infilano sprazzi della complessità sonora acquisita nell’ultimo quinquennio: la potente sezione con i controcori e il massiccio suono dei synth non guarda infatti più indietro di quel periodo temporale. La successiva “Weak Fantasy” concorre per il titolo di canzone più heavy del lotto, ma non si dimentica di mostrare una struttura assolutamente non standard, ancora figlia di quella complessità che a Tuomas piace tanto. “Elan” getta anche lui un occhio ai singoli del passato, ma ci vuole ricordare che Troy Donockley è anche lui della partita, e che il sound attuale comprende anche un forte afflato folk. Se qualcosa di barocco ed assai orchestrale troviamo ancora in “My Walden” e “Your’s A Empty Hope”, ci pensa una nostalgica “Alpenglow” a dirci che, in effetti, qui c’è tutta una band che lavora al pezzo e non solo un tastierista che di cognome fa Holopainen. Tutte considerazioni però che valgono però solamente fino al binomio conclusivo “The Eyes Of Sharbat Gula” e “The Greatest Show On Earth”, dove invece si entra in pieno territorio Tuomas. In questa suite dalla durata eccezionale di ventiquattro minuti, non troviamo assolutamente un riassunto delle sonorità del resto del disco, ma anzi un vero e proprio capitolo a sé stante. Compare l’orchestra, esplodono drammatici arrangiamenti, e seguiamo il filo di una narrazione continua, che però si perde un po’ nei meandri di una lunghezza troppo elevata e troppo densa di registri e variazioni. “Endless Form Most Beautiful” è un album di scelte forti, il quale, se è vero che si riappropria di parte del sound del passato, lo fa comunque memore del proprio presente. Non è assolutamente un album ‘un colpo al cerchio, un colpo alla botte’, e nemmeno un album da apprezzare con pochi ascolti, piuttosto, come bene comunicato dallo splendido titolo, un prodotto che una volta visto nella propria globalità e nelle sue infinite parti, può dipingere un immagine di infinita bellezza.