5.5
- Band: NILE
- Durata: 00:47:45
- Disponibile dal: 03/07/2012
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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In un anno come il 2012, che sta regalando parecchie buone uscite discografiche, ma anche alcune brusche frenate da parte di gruppi più affermati, una delle più attese specialmente in ambito death metal, era la settima fatica in studio dei Nile. Ed è con sommo disappunto che ci tocca prendere atto che “At The Gate Of Sethu” si tratta, senza troppi giri di parole, del primo vero e proprio passo falso da parte di Sanders e soci. Se “Those Whom The Gods Detest” avrebbe potuto essere criticato da qualche detrattore per immobilismo sonoro o autocitazionismo, l’ispirazione e la qualità della musica proposti erano innegabilmente su livelli più che discreti, e complessivamente l’album riusciva a reggere degnamente il confronto con il glorioso passato di questa band. “At The Gate Of Sethu” invece è di tutt’altra pasta: da un lato siamo alle prese con un disco che tenta, per certi aspetti, persino di rinnovare il sound dei Nile, soprattutto mediante l’introduzione di un cantato differente, che sulla carta vorrebbe presumibilmente donare un tocco di varietà in più rispetto al passato, con queste specie di spoken vocals strozzate e urlate a irrompere nelle canzoni, che però francamente risultano per lo più ripetitive, dozzinali e anche un po’ prive di quel pathos che ci si aspetta da qualsiasi cosa che porti il nome dei Nile. Ma quello che proprio non ci convince di questo disco è il songwriting in generale, e in particolar modo le strutture chitarristiche, che in certi frangenti sembrano persino strizzare l’occhio a certo techno death melodico: ripetitive, costantemente frenetiche e giocate su tonalità medie, autocelebrative ed appiattite per giunta da una produzione altrettanto incolore. Le tracce scorrono senza colpo ferire, in una monotona alternanza di strofe e assoli che sembrano non avere un vero e proprio filo conduttore. Persino le loro tipiche accelerazioni parrebbero avere come unico scopo quello di mettere in risalto il solito mostruoso, e inattaccabile, operato di Kollias dietro alle pelli. Ora, non pensiate che Sanders e Dallas siano impazziti completamente da un giorno all’altro: in effetti, qualche pezzo decente – che però oseremmo definire “di mestiere” – lo troviamo, come, ad esempio, l’accoppiata “The Inevitable Degradation Of Flesh” e “When My Wrath Is Done”, oppure la conclusiva “The Chaining Of The Inquisition” (forse l’unica traccia davvero degna di nota di questa release). Ma una manciata di brani decenti possono saziare la sete dei fedelissimi fan dei Nile? Potete aggiungere anche mezzo punto al voto, ma il risultato finale cambierà di poco quel gusto amaro che proverete quando sarete arrivati alla fine dell’ascolto di “At The Gate Of Sethu”.