9.0
- Band: NILE
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Self
Nile: ovvero la dimostrazione di come si riesca ad essere sempre più feroci, bastardi e precisi col passare del tempo! Con queste parole sono felicissimo di presentarvi “In Their Darkened Shrines”, terzo album in studio dei tre americani che ancora una volta, pur mantenendo intatto il tipico stile che li ha resi così celebri nella scena estrema, aggiungono quel poco che basta di novità per rendere sempre più fresco e multisfaccettato il loro sound; sono inoltre lieto di dirvi che, personalmente, ritengo questo disco il migliore mai pubblicato da Sanders & co. – e, visti i prodotti precedenti, non è cosa da poco… per quanto mi riguarda, basterebbe un altro prodotto del genere per insidiare i detentori dello scettro della scena brutal/grind (mi riferisco ai vari Cannibal Corpse, Napalm Death, ai defunti Carcass e ad altri) e sono certo di non dire un’eresia. Ma passiamo allora all’analisi del disco, partendo da una piccola nota negativa che riguarda la produzione: la stessa risulta purtroppo non molto potente ed a volte abbastanza confusa, visto che a volte è difficile distinguere chiaramente le montagne di riff che sommergono l’apparato uditivo del povero ascoltatore. Esaurita questa piccola critica, passo ora agli aspetti positivi del disco uniti alla parte strettamente musicale e, credetemi, avrò molto di cui parlare, a cominciare dalle singole prestazioni dei componenti: troviamo dunque un Karl Sanders in evidenza con un ottimo cantato in gutturale (ed anche più comprensibile rispetto ai dischi precedenti, davvero un ottimo lavoro) e con delle parti di chitarra sempre più complesse e tecniche, risultando sempre precisissimo e pulito in ogni passaggio; Tony Laureano, a cui ora si potrebbe dare tranquillamente l’appellativo di ‘drum-machine umana’ (non mi riferisco certo alla freddezza, ma alla precisione d’esecuzione!) si presenta come un vero mostro! Nascono così delle autentiche bombe in apertura di disco, quali “The Blessed Dead” ed “Execration Text”, cui segue il primo mid-tempo, l’eccezionale “Sarcophagus” (da annoverare tra i migliori pezzi del disco, anche se in un capolavoro del genere quale pezzo non lo è?), che precede la micidiale “Xheftiu Asar Butchiu” (c’è bisogno di dire che i testi trattano sempre storie di carattere egiziano?). Se pensate che a questo punto il meglio sia già passato, vi sbagliate: signori e signore, vi presento il miglior pezzo in assoluto mai scritto dai Nile! Il suo nome è “Unas Slayer Of The Gods”, e si incarna in una traccia dalla lunghezza di undici minuti, contenente tutto quello che può far godere un fan dei Nile fino alla follia: si parte con un arpeggio di chitarra acustica (sempre richiamante l’antico Egitto, ma c’era da aspettarsi diversamente?) per sfociare in un riff letteralmente incredibile, contenente la stessa “melodia” precedente senza per questo risultare scontato o banale; ad esso seguono una prima parte di cantato, uno stop atmosferico ed un’altra accelerazione (condita da una prova divina del drummer Laureano) prima del massacro finale… si prosegue poi con “Churning The Maelstrom” (contente addirittura un ritornello che non faticherà a rimanere impresso nelle menti degli ascoltatori, nonostante il suo ritmo non cambi rispetto alle altre composizioni) e “I Whisper In The Ear Of The Dead” (con un riff iniziale tra i migliori mai sfornati dai Nile), prima di arrivare alla conclusiva suite, summa di tutto il credo musicale dei nostri: “In The Darkened Shrines”, title-track e magnetico pezzo della durata di circa quindici minuti diviso in quattro parti, è una degnissima conclusione per un capolavoro di dimensioni davvero ragguardevoli! Questo è quello che vi aspetta, questo è il potere del Dio Nilo… siete avvisati, riuscirete sopravvivere alla dimensione ultraterrena di questo massacro?