7.0
- Band: NINE INCH NAILS
- Durata: 27:13
- Disponibile dal: 19/07/2017
- Etichetta:
- The Null Corporation
Spotify:
Apple Music:
Perché aspettarsi ormai di ricevere mesi prima dei comunicati che annunciano del nuovo materiale firmato Nine Inch Nails? Mr. Reznor non crede più in queste cose. Ecco, infatti, spuntare fuori misteriosamente un secondo EP di materiale totalmente nuovo, sotto il nome di “Add Violence”: 27 minuti divisi in 5 tracce. Se con la prima “Less Than” e il suo video d’accompagnamento avevamo potuto scorgere un certo ritorno alle sonorità di “The Hand That Feeds” di “With Teeth”, così come una linea di continuità sia con “Head Like A Hole” di “Pretty Hate Machine” che con “Came Back Haunted” di “Hesitation Mark”, è anche vero che a lungo andare la canzone risulta perfettamente riuscita, soprattutto in quella che sarà sicuramente la sua versione live. Quello che segue, però, non è esattamente sulla stessa linea d’onda del singolone industrial rock catchy e frizzante presentato dalla prima traccia dell’EP. Con “The Lovers” e la successiva “This Isn’t The Place” siamo davanti a quel sentore lynchiano, richiamato anche da “She’s Gone” del precedente “Not The Actual Events” e dalla sua presenza nella nuova serie di Twin Peaks: brani caldi, fatti di suggestione sonora più che di furia o volontà di impattare subito. Sembra anche, seppur inserito all’interno della narrativa della traccia, che si voglia suggellare uno status di consapevolezza a cui Reznor e il nome Nine Inch Nails (che accorpa ormai la dimensione How To Destroy Angels e Atticus Ross stesso, come presentato nel recente live) sono arrivati: “You can take me / Take me / That’s all that’s left / I am free / Finally / Combined and perfect / Finally”. Con “Not Anymore” il gruppo ritorna di prepotenza con i fuzz, articolati dalla coppia Cortini/Ross, che prosegue i discorsi del precedente EP, ancora una volta piacevolmente. È però con l’ultima “The Background World” che molti dei fan dei NIN più sperimentali ed elettronici torneranno ad essere estasiati: 11 minuti di divagazione di cui la prima metà ricorda i momenti più riusciti di “Hesitation Marks” e “Year: Zero”, per poi stanziarsi su uno sdrucciolo pattern ipnotico che prosegue ripetuto e ripetuto fino alla saturazione e al decadimento completo. Ancora una volta sembra che Trent Reznor abbia colto di sorpresa, riuscendo a non scontentare nessuno e tornare a piacere un po’ a tutti. Anche e soprattutto circolando in rete con un’altra performance live di difficile concorrenza.