7.5
- Band: NINKHARSAG
- Durata: 00:23:23
- Disponibile dal: 07/03/2025
- Etichetta:
- Vendetta Records
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Ai Ninkharsag piacciono i Dissection.
Ai Ninkharsag piacciono molto i Dissection.
Ma ai Ninkharsag piacciono molto anche Sacramentum, Lord Belial, Dawn (soprattutto i primissimi), Mörk Gryning e compagnia bella.
Ma, soprattutto, i Ninkharsag sono bravi in quello che fanno – e molto.
Dopo aver fatto parlare non poco di sè all’interno della scena melodic black metal grazie al loro secondo full-length, l’ottimo “The Dread March Of Solemn Gods” del 2021, gli inglesi si ripresentano sul mercato quattro anni dopo con questo corposo EP (cinque brani più intro) intitolato “The Black Swords Of Winter”, pronti a riaffermare con forza la loro centralità all’interno del movimento. In che modo? Riversando sull’ascoltatore ventiquattro minuti scarsi di black metal senza dubbio melodico, ma anche furente come non mai.
A mettere le cose in chiaro, dopo una breve intro atmosferica e cupa come tradizione comanda, ci pensa subito la torrenziale title-track; un’autentica badilata in piena faccia, confezionata da una band che dimostra una volta di più la totale padronanza dei propri mezzi e della propria scrittura già messe in mostra nel recente passato. Come da prassi, le costruzioni melodiche dei Nostri rifuggono ogni possibile piacioneria e, seppur onnipresenti, non vanno mai a discapito nè del puro riffing, nè dell’aggressione, che è costante e senza sosta.
Questo, se da una parte conferisce all’EP un tiro veramente assassino, dall’altra rende necessari numerosi ascolti per poter godere appieno dell’enorme lavoro fatto dai buoni Paul, Jay, Kyle e Aleksandar in fase di composizione (aumentando, di fatto, la longevità di un EP contenente tanta, davvero tanta, carne al fuoco); sarà difficile, per gli appassionati del genere, non restare avvinti dalle nere spire di brani come “The Serpent Of The Void” o “The Grave Sworn Lords”.
I Ninkharsag, oltretutto, dimostrano di essere attenti anche all’evoluzione che il genere ha avuto nel corso degli anni: ecco quindi spuntare, fra i solchi della lunga e conclusiva “Beneath The Cloack Of Nightfall”, succosi echi dei Watain più bellicosi, i quali donano al brano (senza dubbio il più strutturato del lotto, e fra gli highlight assoluti dell’ EP) una forza penetrativa ancora maggiore, chiudendo nel migliore dei modi un lavoro tanto breve quanto riuscito, che ci si augura poter essere il preludio a un ritorno sulla lunga distanza altrettanto convincente.