10.0
- Band: NIRVANA
- Durata: 00:53:50
- Disponibile dal: 01/01/1994
- Etichetta:
- Geffen Records
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La trasmissione “MTV Unplugged” è andata in onda senza interruzioni per un decennio, dal 1989 al 1999, e ha ospitato molti artisti famosi, da Eric Clapton a Mariah Carey passando per gli Alice in Chains e i Korn, ma nell’immaginario collettivo una delle puntate più iconiche resta verosimilmente quella registrata dai Nirvana nel novembre del 1993 e rilasciata in formato fisico un anno dopo, sette mesi dopo la tragica scomparsa di Kurt Cobain.
Ridurre il successo mediatico alla nostalgia dell’idolo generazionale per antonomasia degli anni Novanta sarebbe quanto mai riduttivo, come ben sa chi ha avuto la fortuna di poter assistere all’esibizione in tempo reale: nonostante ci fossero tutte le premesse per un disastro annunciato – questo raccontano le due sole prove fatte prima dello show, tra tensioni con l’emittente per la scaletta e crisi d’astinenza del frontman – i Nirvana, privati quasi del tutto della corrente elettrica e delle loro hit, si mettono metaforicamente a nudo di fronte all’estasiata audience del Sony Music Theatre di New York, rivelando tutta la fragilità emotiva del loro leader in quello che, a partire dall’allestimento al lune di candela, può essere definito il testamento artistico di Kurt Cobain, senza dimenticare il prezioso contributo di Dave Grohl (qui ancora nel suo ruolo originario di batterista) e del bassista Krist Novoselic.
Coerentemente con l’attitudine controcorrente dei Nostri, il repertorio di pezzi originali ignora volutamente le hit da classifica e dona nuova veste ai ‘classici minori’ dei tre album fino ad allora rilasciati, partendo da “Bleach”: l’onore di aprire la serata spetta dunque ad “About A Girl”, perla melodica dedicata da Cobain alla fidanzata dell’epoca Tracy Marande e rilasciata anche come primo singolo, mentre l’unica concessione mainstream è la versione acustica di “Come As You Are”, secondo singolo di “Nevermind” che acquista ancora più poesia in questa veste.
Dallo stesso album vengono estratte anche “Polly” e “Something In The Way” (tornata in classifica in tempi recenti grazie a “The Batman”), due pezzi semiacustici già in origine, cui qui si aggiunge il violoncello di Lori Goldston e la seconda chitarra di Pat Smear, inframezzati da una versione più rilassata di “On A Plain”, anch’essa indimenticabile nonostante l’assenza del ronzio tipico dell’originale. Similmente, in rappresentanza dell’ancora più incazzato “In Utero”, vengono estratte le melodie agrodolci di “Dumb” e “Penny Royaltea”, dove emerge appieno la fragilità di Cobain in ogni nota.
A rendere immortale questo disco sono anche e soprattutto le cover, ben sei e quasi tutte poco note al grande pubblico: sicuramente non lo era “Jesus Doesn’t Want Me for a Sunbeam”, parodia di una vecchia canzone cristiana per bambini (“Jesus Wants Me for a Sunbeam”) registrata a fine anni ottanta dagli scozzesi The Vaselines, già coverizzati su “Incesticide”.
Decisamente più noto il nome di David Bowie, anche se per le nuove generazioni “The Man Who Sold The World” è diventata una canzone dei Nirvana, mentre i Meat Puppets figurano addirittura come ospiti durante l’esecuzione del trittico a loro dedicato – “Pleatau”, “Oh Me” e “Lake Fire”, tutte tratte da “Meat Puppets II” del 1984 – portandoli in classifica l’anno successivo. Certamente il country rock psichedelico dei fratelli Kirkwood – Curt alla chitarra e Cris al basso, spostando così Novoselic alla chitarra ritmica – si sposa bene al mood della serata, alleggerendo un po’ l’atmosfera prima del finale con lo staccato di “All Apologies”, traccia conclusiva di “In Utero” divenuta anche singolo di punta del suddetto live.
“Where Did You Sleep Last Night?”, brano folk popolare meglio noto come “In The Pines” e fatto conoscere a Cobain dal cantante degli Screaming Trees Mark Lanegan, è la perfetta chiusura del cerchio, tramandando alla generazione X un brano nato nell’Ottocento e già entrato in classifica trent’anni prima grazie ai The Four Pennies.
L’apice emotivo di una band iconica, nonché una pietra miliare nella variopinta storia della serie Unplugged di MTV.