NITE – Cult Of The Serpent Sun

Pubblicato il 11/03/2025 da
voto
7.5
  • Band: NITE
  • Durata: 00:32:37
  • Disponibile dal: 14/03/2025
  • Etichetta:
  • Season Of Mist

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Intorno al 2005, quando lo spirito di contaminazione degli anni Novanta andava via via ad attenuarsi, iniziò ad affacciarsi sulla scena internazionale un revival del metal più classico, principalmente quello della New Wave Of British Heavy Metal e dei primi gruppi metal degli anni Settanta.
Oggi quest’ondata non si è ancora esaurita, anzi, è andata negli anni ad acquisire varie sfaccettature; una differenziazione in senso molto generale può essere fatta tra i gruppi che cercano di seguire in tutto e per tutto i dettami dell’heavy metal degli anni Settanta e Ottanta, utilizzando a volte anche l’etichetta ‘New Wave Of Traditional Heavy Metal’, e quelli che, pur aderendo anch’essi in larga parte al genere, introducono alcune varianti, per lo più a livello vocale o di suono. Alcuni scelgono invece di discostarsi dal tipico cantato per lo più acuto e squillante, altri scelgono suoni più moderni o ibridati con il doom o lo stoner contemporaneo.
I californiani Nite appartengono senz’altro a questa seconda categoria, come anche ad esempio i conterranei Castle e Hands Of Goro: prediligono suoni nitidi e precisi, contrapponendosi a chi preferisce usare determinati espedienti per risultare il più possibile rétro, arrivando addirittura a registrare in analogico, ma è soprattutto nel cantato la differenza più eclatante, capace di dividere nettamente i giudizi tra chi apprezza la proposta degli statunitensi e chi invece la boccia.
Il cantante – e chitarrista – di origini greche Vangelis Labrakis opta infatti per un growl strozzato che, adagiato sull’heavy metal dalle tinte sulfuree dei Nite, può ricordare una versione più soft del black metal, sporcato di heavy, di “At The Heart Of Winter”, il capolavoro degli Immortal a guida Abbath del 1999.
Il risultato non è per nulla estemporaneo, e se farà inevitabilmente storcere il naso ai puristi del metal classico – o del growl – può piacere a chi ad esempio al contrario non tollera certi cantati puliti troppo enfatici o stentorei, o i growl fatti con lo stampino. Labrakis, con il suo particolare stile vocale, si limita a fare da accompagnamento alle egregie parti strumentali dei Nite, aggiungendo un po’ di zolfo alle già presenti venature oscure della musica in sé, come da migliore tradizione NWOBHM versante Angel Witch.
L’album si inaugura alla grande con l’indiavolata title-track “Cult Of The Serpent Sun” che nella sua funambolicità rimanda un po’ allo splendido “Karisma” dei giapponesi Sabbat. Il suono è classico ma al contempo discretamente contemporaneo, nitido ma caldo, frenetico ma non isterico; la voce risulta tutto sommato carismatica, azzeccata e sa farsi apprezzare. Si prosegue su buoni livelli con “Skull”, con il suo incipit alla “Solar Angel” e l’andamento generale priestiano, e con la marzialità di “Crow (Fear Of Night), ancora tra Judas Priest e primissimi Savatage; bella anche “Carry On”, coi suoi fraseggi alla Crimson Glory. C’è anche spazio per dei rallentamenti, con l’orientaleggiante ballad elettrica “Mystic” e il sinistro midtempo di “Tarmut”.
L’album è nell’insieme ben riuscito, forse anche superiore ai due precedenti già buoni dischi dei Nite  – soprattutto il secondo “Voices Of The Kronian Moon”; lo stile convice e risulta sufficientemente personale, benché di certo non innovativo; il lavoro di scrittura delle canzoni risulta solido, i duelli tra le chitarre emozionanti, e ricca e varia la sezione ritmica. Oltre all’ottimo lavoro del leader Van Labrakis in sede ritmica e solista vanno sottolineati l’apporto dell’altro chitarrista Scott Hoffman, del bassista Avinash Mittur – anche nei Hands Of Goro, che hanno esordito con un interessante debutto l’anno scorso – e del batterista Patrick Crawford; tutti e tre offrono prestazioni solide, caratterizzate da suoni limpidi e precisi e da toni caldi e appaganti all’orecchio, che concorrono collettivamente alla riuscita dell’album. Le strutture delle canzoni tendono al classico, sovente fondate sull’alternarsi di strofe e ritornelli, ma lo stile vocale aiuta a non rendere il tutto troppo stucchevole, e i begli assoli aggiungono sostanza alle composizioni senza annoiare.
In un certo senso, si può quasi affermare che i californiani scoprono l’acqua calda, andando semplicemente a mescolare insieme degli stilemi tipici del metal dei decenni passati: a volte veramente non serve inventare nulla di nuovo per raggiungere il risultato, è sufficiente saper giocare nella maniera corretta con quello che la tradizione musicale già offre di suo.
È sicuramente lecito aspettarsi qualcosa di più dal cantato, che, raffrontato alle prove strumentali, è palesemente molto più semplice e abbozzato, ma la proposta dei Nite è questa, ed è del tipo ‘prendere o lasciare’: occhio però a non perdervi un lavoro che potreste apprezzare a causa di un giudizio troppo affrettato, soprattutto sulla parte vocale.

TRACKLIST

  1. Cult Of The Serpent Sun
  2. Skull
  3. Crow (Fear The Night)
  4. The Mystic
  5. The Last Blade
  6. Carry On
  7. Tarmut
  8. Winds Of Sokar
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