6.5
- Band: NOCTE OBDUCTA
- Durata: 00:44:02
- Disponibile dal: 19/12/2008
- Etichetta:
- Supreme Chaos Records
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Dopo tredici anni di onorata carriera, apprezzata soprattutto in madrepatria, la Germania, i Nocte Obducta giungono al triste canto del cigno: questo “Sequenzen Einer Wanderung”, infatti, oltre ad essere l’ottavo album in studio della band di Magonza, è anche il suo disco di commiato dalla scena avantgarde-black metal. La decisione di sciogliere il gruppo venne presa addirittura nel 2006, all’epoca della composizione del lavoro qui recensito, vecchio quindi di quasi due anni, anche se mixato e masterizzato solo la scorsa estate. I componenti del combo hanno già dato vita a diversi progetti – Agrypnie, Dinner Auf Uranus e Melkor – ma evidentemente, al tempo, pensarono fosse giusto ed onesto far morire i Nocte Obducta con “Sequenzen Einer Wanderung”, un full atipico di due tracce soltanto, entrambe oltre i venti minuti di durata e divise in diversi movimenti. Da sempre particolarmente camaleontica e poco stereotipata, la formazione germanica ci abbandona consegnandoci un album mesto, delicato e raffinato, anche se piuttosto ermetico e fin troppo introspettivo nel suo etereo e dimesso dipanarsi: la prima canzone è un lento incedere tra il folk-ambient e il rock acustico, vivacizzata nel finale (gli ultimi cinque minuti…) da una briosa sezione un po’ più dinamica e decisamente più convincente del resto del brano; la traccia “Teil 2” è invece più accostabile all’avant-black di cui i Nocte Obducta si facevano procrastinatori, pregna com’è di alternanze d’umore che comprendono, fra l’altro, spezzoni oscuri di musica tribale e qualche minuto di classico doom/death melodico. Le vocals nei Nocte Obducta hanno avuto spesso un’importanza marginale e anche in “Sequenzen Einer Wanderung” vengono usate davvero molto poco, la maggior parte del tempo, inoltre, in versione parlata e/o recitata; inutile dire che le lyrics sono in tedesco. Dunque, considerando la necessità di prolungati ascolti per assimilare questo lavoro e la sua insita pesantezza, non possiamo andare oltre un’abbondante sufficienza, anche per fornire in modo onesto alla band una degna conclusione di carriera. Per pochi e audaci.