7.0
- Band: NOCTE OBDUCTA
- Durata: 00:32:00
- Disponibile dal: 01/07/2003
- Etichetta:
- Supreme Chaos Records
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I Nocte Obducta ormai si sono fatti un discreto nome nel loro paese, la Germania. Sarà perché hanno ormai inciso diversi cd, sarà per il fatto che al loro interno militano componenti dei più noti Agathodaimon, ma anche perché un minimo di notorietà i Nocte Obducta se la meritano. Per una volta bisogna sottolineare l’egregia (è proprio il caso di dirlo) presentazione che la label ha fornito alla band. La tedesca Supreme Chaos Records, di certo non un colosso discografico, aggiunge al cd ben cinque pagine biografiche a colori, una presentazione che anche le label più importanti non fanno. Non ci è dato sapere se i Nocte Obducta siano la punta di diamante della casa discografica tedesca, ma la spinta promozionale è professionale ai massimi livelli e questo rende merito sia alla label che alla band, perché questo “Stille” è un bel prodotto. Bella l’opener “Die Schwane Im Moor” dal tocco doom con un pizzico d’epicità e un’atmosfera sognante dal senso drammatico. La musica riporta in mente i Forlorn di “Opus III” per quella sua epicità tinta di fatalità. La successiva “Tochter Des Mondes” è soffusa, atemporale, cosmica nella sua calma immobile; canzone dal tocco psichedelico e ipnotico, preannuncia l’entrata pesante delle parti metal sommerse in una vastità atmosferica sconfinata. Semplice ma bello il giro di basso, una pulsazione che non smette di tessere la sua tela per tutto l’inizio della song, brano che scivola via senza un sussulto finale, sembra quasi spegnersi come fiamma di candela. “Der Regen” è una canzone gothic/death metal carente in maestosità e non possiede gli stilemi tipici del gothic prima maniera (genere al quale sembra volersi rifare). Le parti death metal sono abbastanza canoniche, mentre lo stacchetto a metà canzone fatto con le tastiere è abbastanza interlocutorio. “Tage, Die Welkten” è un’altra canzone lenta e molto tranquilla, le chitarre qui dimostrano di saper tenere la scena abbastanza bene, sono le protagoniste del brano mentre le tastiere sono mantenute costantemente in sottofondo. Il cantato, qui come nel resto del cd, non è trascendentale ma non incide poi molto nell’economia dell’album perché è abbastanza raro, dato che i testi sono veramente ermetici. Dell’ultimo brano, “Vorbei”, è davvero bello il riff lento iniziale, inserito in un contesto in cui tutta la canzone risulta ben riuscita. Forse si tratta del miglior episodio dell’album assieme all’opener; lo stile ricorda quello del debut degli Agathodaimon, un misto interessante tra gothic e black metal. Il cd finisce con un giro di pianoforte che regala un ultimo dolce tocco ad un album di una band in buonissima salute.