7.0
- Band: NOCTEM
- Durata: 00:44:22
- Disponibile dal: 30/09/2016
- Etichetta:
- Prosthetic Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Gli spagnoli Noctem sono divenuti ormai una realtà consolidata nel panorama del blackned death metal più moderno (e di seconda fascia, aggiungiamo noi). Nel giro di sette anni infatti i Nostri hanno dato alle stampe quattro full length e si sono dati sempre più da fare per restare sulla scena presenziando a vari festival e tour, in compagnia di nomi del calibro di Samael, Gorgoroth, Immolation, Marduk etc. e, attualmente, i Nostri stanno calcando i palchi in compagnia dei polacchi Hate. I primi tre album della loro discografia hanno dato vita ad una trilogia basata su un concept tematico ben preciso: la scomparsa delle popolazioni indigene a causa delle violente colonizzazioni ispaniche nel periodo medievale. Segnava il termine del trittico il convincente “Exilium”, culmine dell’opera di colonizzazione che costringeva appunto i popoli autoctoni vittime del colonialismo all’esilio. Il combo valenciano si ripresenta sulle scene con due novità: la prima è un consistente cambio di line-up e la seconda è un nuovo concept album, questa volta basato sulla violenza dell’inquisizione spagnola. “Haeresis” parla appunto della violenza con cui, nei secoli bui, gli infedeli (eretici) venivano torturati e uccisi in nome della religione cristiana. Questo aspetto lirico sempre curato è forse ciò che caratterizza maggiormente i Noctem: una band certamente dalle tematiche non banali o scontate. Musicalmente parliamo di un gruppo che si presenta molto bene dal punto di vista formale, con una produzione curatissima e una dovizia pressoché maniacale negli arrangiamenti. Il loro connubio tra black e death metal è frizzante ed energico, moderno e tutto sommato fruibile anche da ascoltatori più occasionali del genere, grazie anche a varie partiture sinfoniche che donano ampio respiro melodico alle canzoni. Il sound degli iberici, sostanzialmente, trae ispirazione da quanto di buono è stato fatto da Behemoth, Septicflesh, Melechesh, quindi rimangono sempre le stesse principali influenze, rispetto a quanto ci hanno proposto in passato, nonostante il cambio di chitarrista ritmico, bassista e batterista. Qualche novità tuttavia l’abbiamo ravvisata, in questo full length, come ad esempio un riffing e una fase ritmica che ci ha ricordato piuttosto da vicino i Dissection, specie nei loro intrecci chitarristici e nelle atmosfere glaciali e sinistre, così come pure certi Dimmu Borgir (quelli più moderni) nei frangenti più sinfonici. Compositivamente i brani sono formalmente ineccepibili, è assolutamente evidente come i Nostri riescano a dar vita a un lotto di canzoni piacevoli e orecchiabili nel loro genere, magari potranno risultare prevedibili agli ascoltatori più esperti nel non inventare assolutamente nulla di nuovo e nel loro riproporre pedissequamente soluzioni tutto sommato abbastanza tradizionali. Tuttavia, se siete appassionati del genere in questione, e alla ricerca di sonorità estreme ma non eccessive, l’operato di questa band certamente vi potrà soddisfare.