7.5
- Band: NOCTULE
- Durata: 00:41:38
- Disponibile dal: 28/05/2021
- Etichetta:
- Church Road Records
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Se proprio volessimo cercare un aspetto positivo della pandemia esplosa nell’ultimo anno, quello sarebbe probabilmente il tempo libero concesso a molti artisti per dedicarsi ai loro progetti o per metterne in piedi di nuovi. Non sfugge alla regola Serena Cherry, cantante/chitarrista dei post metaller Svalbard che, nel pieno del lockdown britannico, ha pensato bene di coniugare il suo amore per la musica estrema e gli RPG nelle otto tracce di questa prima fatica sulla lunga distanza dei Noctule. Una band immediatamente ascrivibile al filone black metal e che trova nel dettagliatissimo universo di Skyrim un bacino da cui attingere testi, suggestioni grafiche e (in parte) atmosfere, sul filo di una drammaticità impetuosa che sembra spesso volersi ergere a grido di vittoria e rivalsa sugli ostacoli della vita (poco importa se videoludici o reali).
Viste le sbandate blackgaze di dischi molto apprezzati come “When I Die, Will I Get Better?” o “One Day All This Will End” e la crescente fama della sua band madre, ci si sarebbe potuti aspettare un’opera che strizzasse sistematicamente l’occhio alla suddetta euforia stilistica, invece va dato atto a “Wretched Abyss” di intraprendere anche sentieri più scabri e riconducibili all’antico retaggio del genere, per una quarantina di minuti di musica che hanno come primo pregio quello di crescere nel tempo e di svelare a poco a poco la cura e la bontà dei loro arrangiamenti. Un suono inizialmente freddo e ripetitivo, poggiato su pochi riff per ciascun episodio, ma che nel suo intimo riserba esplosioni di colori e giochi di stratificazione da cui trapela l’ormai assodata emotività della Nostra, inconfondibile nell’esprimere rabbia e malinconia al microfono e sempre più confidente alla sei corde. Nascono così brani come “Elven Sword”, “Labyrinthian”, la titletrack o “Unrelenting Force”, nei quali la dolcezza di Alcest/Deafheaven viene immersa in una tormenta di neve e dove un afflato viking/medievaleggiante riecheggia in lontananza riportando alla mente – oltre alle ambientazioni della provincia settentrionale di Tamriel – alcune vecchie glorie della scena scandinava.
A conti fatti, la forza di “Wretched Abyss” risiede proprio in questo equilibrio fra arie elegiache e vividi lampi di aggressività, nel segno di una proposta che, per quanto non possa certo dirsi originale, brilla dall’inizio alla fine di un’ispirazione egregia riuscendo sempre a toccare le giuste corde dell’animo. Esattamente ciò che chiedevamo ad una musicista del calibro della Cherry a questo punto della sua carriera.