7.5
- Band: NOCTURNAL DEPRESSION
- Durata: 00:52:16
- Disponibile dal: 26/09/2024
- Etichetta:
- Ars Macabra Audio
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Forse le pendici delle Alpi non sono propriamente il luogo che ci immagineremmo quale epicentro di un discorso musicale incentrato su tristezza infinita, autodistruzione, pessimismo acuto e mancanza di voglia di vivere. Eppure da Grenoble, loro città d’origine collocata appunto in prossimità delle Alpi francesi, i Nocturnal Depression hanno iniziato e portato avanti con successo una storia black metal che, approdata ora con sicurezza al ventesimo anno di attività e all’album numero dieci, non ha perso nulla della sua atmosfera di disagio, disperazione e morte.
Stretta attorno alla carismatica e inquietante figura del cantante/chitarrista Lord Lokhraed, la formazione ha modellato instancabilmente alcune dottrine fondamentali del depressive black metal, mantenendo nel tempo un suono lo-fi e sgranato, approdando a una forma sonora lievemente più strutturata, violenta e melodicamente rifinita proprio in quest’ultimo disco.
Se rimangono tutt’oggi una delle migliori rappresentazioni della corrente depressive e non si nota, come magari avvenuto per altri nomi di punta del filone, un’apertura stilistica così eclettica verso altre influenze, riscontriamo che in “Perpétuelle Éclipse” i Nocturnal Depression sembrano aver svoltato in direzione di una formula di più ampio respiro, meglio accessibile, sia se la confrontiamo con quella dei più datati, sofferti e scabri ”Nostalgia – Fragments Of A Broken Past” o “Reflections Of A Sad Soul”, sia se guardiamo al precedente “Tides Of Despair”. Quel suono ripetitivo, spesso lento, sfinente e gorgogliante una macerazione fisica e psichica atroce, ha lasciato ora il posto a un qualcosa di più arrembante, veemente; ancora completamente e orgogliosamente black metal, senza tradire le connotazioni di partenza ma ampliando in parte i propri registri.
“Perpétuelle Éclipse” tracima di rabbia, energia e classe imperitura fin dalle primissime battute di “Waltzing Among Graves”, un titolo di macabra opulenza, al quale si rende pienamente giustizia in un attacco ‘no compromise’ capace di accordare subito il nostro animo alla furia illuminata di Lord Lokhraed e compagni. Non serve molto tempo perché le armonie avvolgenti tipiche del gruppo inizino ad espandersi, con naturalezza, dipingendo di un alone desolante la musica. Il gracchiare urticante del mastermind continua a contrastare, in uno stridore difficile da concepire per alcuni, con una musica che si propaga impetuosa e tragica, assumendo in questa occasione una specie di malsana grandeur, forte di un impeto meno intermittente del solito. Accanto a lente, spoglie armonie si staglia un riffing particolarmente pressante, perennemente impregnato di struggimento, che porta i Nocturnal Depression verso l’ampio e frastagliato territorio del black metal atmosferico.
A risaltare lungo l’intero corso della tracklist è una certa pulizia esecutiva e di scelta dei suoni, al fine di far risaltare melodie più luminose del consueto e dei crescendo strumentali vibranti, in taluni frangenti così pieni di energia da farci dimenticare quali siano le radici del gruppo.
Una partenza ariosa ed estatica come quella di “When Time Has Come To Die” collega i francesi a paragoni impensabili fino a poco tempo fa: parliamo di Harakiri For The Sky e Ghost Bath, chiamati in causa per cavalcate tanto affilate quanto travolgenti e per nulla cupe. Pure quando le velocità diminuiscono, difficilmente si viene sepolti da straziante sconforto: si fa largo uso di arpeggi cristallini e sottolineature melodiche dal tono indubbiamente malinconico, ma spesso relativamente lieve e posato. Qualcosa che può ricordare i colleghi Psychonaut 4 e il loro ultimo, non così opprimente o negativo, “…Of Mourning”, per come il depressive black metal viene ricombinato a forme black metal meno introverse e pessimiste. Dando origine a composizioni dall’atmosfera magari meno unica e immediatamente riconducile all’universo-Nocturnal Depression, ma dalla riuscita complessiva decisamente buona.
Anche i vocalizzi disturbati e atroci di Lord Lokhraed sono in effetti meno eccessivi del solito, più in linea con le tonalità attuali della musica, ammantate di una straniante delicatezza nei passaggi più rarefatti, come quelli caratterizzanti la title-track. Al decimo album e una fitta serie di split ed EP a rimpolpare ulteriormente la discografia, i Nocturnal Depression quindi non arretrano di un millimetro dalle loro convinzioni e dimostrano di sapersi anche evolvere, uscendo un poco dalla propria nicchia di riferimento. Un’istituzione.