7.5
- Band: NOCTURNAL DEPRESSION
- Durata: 00:43:20
- Disponibile dal: 25/11/2019
- Etichetta:
- Sun & Moon
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Se altri esponenti del cosiddetto filone ‘depressive’ (Forgotten Tomb, Shining) hanno via via contaminato la loro proposta, affrancandosi dallo scabro e disperato minimalismo di album seminali come “Songs to Leave” e “Livets ändhållplats”, i Nocturnal Depression sono rimasti grossomodo quelli degli esordi: quattro misantropi che, guidati dalla vocalità lacerante e dal guitar work dolente del leader Lord Lokhraed, sondano con la fioca luce di una candela le cripte di Burzum e primissimi Katatonia, concedendosi all’occorrenza una boccata d’aria negli uggiosi e malinconici paesaggi frequentati dai Novembre. Insomma, anche quando i Nostri si aprono alla melodia e a trame meno soffocanti (sulla carta) lo fanno comunque nel pieno rispetto della tradizione dei Nineties da cui provengono, senza stravolgere un suono codificatissimo ma al contempo – dopo un numero sterminato di demo, EP, full-length e split – curato nei più piccoli dettagli e ricco di autentici colpi di classe.
Supervisionato in cabina di regia da Alessandro Comerio dei succitati Forgotten Tomb, “Tides of Despair” si inserisce quindi perfettamente nel solco tracciato dai precedenti capitoli discografici, con un occhio di riguardo per le strutture asciutte e ficcanti di “Spleen Black Metal”; brani che, come la lama di un rasoio, incidono la pelle senza tergiversare troppo su ripetizioni e parentesi dilatate, ferendo nel profondo grazie all’intensità delle varie interpretazioni e di un afflato melodico onnipresente. A dispetto di ciò che si potrebbe pensare visto il genere di appartenenza, la tracklist scorre fluida e senza intoppi, tanto da apparire più breve dei suoi quarantatré minuti effettivi, baciata fin dalla strumentale “Drowning Myself” da una scrittura di rado così magnetica nella carriera del gruppo d’Oltralpe. Episodi come la titletrack, “Slit My Wrists”, “Muse of Suicide” e soprattutto “Solitude and Despair Again”, il cui semplice giro di chitarra incrinerebbe anche il più impassibile dei cuori, sono l’emblema di una band a cui bastano davvero pochi accorgimenti per scrivere memorabili lettere d’addio, nelle quali la disperazione delle parole è accompagnata dal trasporto di una musica onesta e concreta. Album perfetto per questo grigissimo autunno.