6.5
- Band: NOCTURNAL
- Durata: 00:47:18
- Disponibile dal: 27/08/2021
- Etichetta:
- Dying Victims Productions
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I Nocturnal segnano il passaggio oltre l’importante scoglio dei venti anni di esistenza con la pubblicazione di un nuovo album dal titolo “Serpent Death”, quarta uscita ufficiale di lunga durata ma solamente l’ennesima, se si considera la lunga lista di EP e collaborazioni in vari split che negli anni ha infoltito la veneranda carriera dei tedeschi. Il gruppo infatti, tra i primi a riproporre un sound realmente speed/thrash agli inizi del millennio, si è sempre configurato come un’icona molto rispettata all’interno del circuito underground, mostrando una “fedeltà alla linea” che ha saputo ripagare la band proprio quando il loro sound è improvvisamente tornato a fare colpo, qualche anno fa, anche a livelli più mainstream. Come detto, comunque, non ci sono state induzioni in tentazione per Avenger, chitarrista e mente della band attivo in oltre una decina di progetti e stendardo caparbio del metal alla vecchia maniera, che realizza ancora una volta un’ostentata dichiarazione d’amore verso quello che il genere ha meglio rappresentato nei gloriosi anni ’80. In primo piano infatti si staglia la sua chitarra, impegnata a realizzare dei tappeti thrash metal su cui si innalzano nervosi plettrati alternati e soluzioni più melodiche che donano diverse sfaccettature alle canzoni e che rendono lo scorrere di queste sempre molto inquieto e cangiante. L’esperienza della band infatti, risalta proprio nella capacità di saper affrontare con diverse attitudini il genere rappresentato, senza per questo perdere una squisita ingenuità di fondo che rende paradossalmente ancora più veritiera e naturale la prestazione dei Nostri. Per forza di cose, questo primigenio ed istintivo spirito metal rende i suoi frutti migliori nelle smitragliate a testa bassa che costellano la tracklist, come nelle incursive “Void Dweller” o “Beneath A Steel Sky”, per esempio, o anche nelle buone intuizioni melodiche di “Damnator’s Hand”, mentre meno fluide risultano quelle canzoni più lunghe dove si cerca di intavolare una maggiore profondità con soluzioni poco incisive (“Black Ritual Tower”). Ad ogni modo, John Berry dietro le pelli fa di tutto per rendere sempre interessante la sua prestazione con bei fill e azzeccati cambi di tempo, e nel complesso possiamo sicuramente considerare “Serpent Death” come un concentrato genuino di speed/thrash vecchio stampo con tendenze più estreme, una miscela ormai ben sperimentata ma testata da questi quattro veterani tedeschi con la giusta dose di grinta ed onestà.