7.0
- Band: NODE
- Durata: 00:39:15
- Disponibile dal: 22/01/2010
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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Inutile perdersi in grandi introduzioni quando si parla dei Node, gruppo milanese sulle scene da oltre quindici anni e autrice di lavori che non hanno certo faticato a farsi apprezzare anche oltre i confini del nostro Bel Paese. E’ passato poco più di un anno dall’abbandono di Daniele Botti, storico cantante/chitarrista della formazione, ma i meneghini non hanno certo perso tempo e sono tornati in pista con questo “In The End Everything Is A Gag”. Il nuovo album, come era lecito aspettarsi, continua nela direzione intrapresa con il precedente “As God Kills”: il death metal tecnico degli esordi è stato stemperato con un metal moderno e carico di groove che non ha perso impatto ed aggressività, due caratteristiche da sempre care alla formazione. Il compito di aprire le danze spetta a “100% Hate”, brano diretto e dal tiro hardcore che non si perde in giri di parole e colpisce in pieno petto l’ascoltatore: buona la prestazione del nuovo arrivato Giuseppe “Rex” Caruso, che con la sua voce potente e graffiante non farà fatica a farsi apprezzare da nuovi e vecchi fan della formazione. “In The End Everything Is A Gag” è un album compatto e che non si perde in sproloqui: quasi assenti gli assoli e tanto spazio alle potenza delle ritmiche di Gary D’Eramo e del nuovo arrivato Andy “Attila” Caniato, che miscelano classicità a sperimentazioni (sentite l’inizio di “The White Is Burning”) sempre ficcanti e mai fini a loro stesse e che donano un tocco di pazzia alle composizioni. Pochi i cali di tensione nell’album, anche se c’è da rilevare qualche traccia forse un po’ meno convincente rispetto alle altre: ottime “New Order”, protagonista di un finale assolutamente devastante, “When I Believed In God” e “All My Faults”, autentico schiacciasassi nel suo incedere e positivamente spiazzante nel suo stacco acustico. Se nelle parti più aggressive Giuseppe Caruso si dimostra a proprio agio, purtroppo non si può dire altrettanto di qualche bridge che suona un po’ troppo forzato (“This Ocean” su tutte) e che sfigura rispetto alle parti più aggressive. Marco Di Salvia si riconferma un grande batterista capace di impreziosire anche le parti più semplici e d’impatto con un drumming intenso e quanto mai fantasioso. Ottima la cover di “Rebel Yell” di Billy Idol, ben interpretata ed arrangiata dalla formazione tanto da incastonarsi alla perfezione con il mood dell’album. “In The End Everything Is A Gag”, anche in relazione alle novità avvenute nella formazione milanese, è un album dalla doppia valenza: mostra una band in forma e che non ha perso di vista i propri obiettivi, e rappresenta un nuovo punto di partenza – e non di arrivo – della band quanto mai affiatata e determinata. Non un album perfetto ma una piacevole conferma dello stato di salute di una delle formazioni più valide del panorama italiano.