8.0
- Band: NODE
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
Metalitalia ve l’aveva detto: questo dei Node sarebbe stato uno degli appuntamenti più eccitanti e determinanti del nuovo anno. Chi come me, ha già avuto modo di ascoltare, amare e metabolizzare un lavoro fresco, frizzante e variegato come “Sweatshops”, non potrà fare a meno di darmi ragione, e riconoscere nella nuova fatica della band lombarda, uno degli highlight assoluti degli ultimi tempi in fatto di death/thrash metal melodico; partiti sulla lunga distanza con il mini “Ask” ed il seguente ottimo full-length “Technical Crime”, i Node di Daniel Botti e Gary D’Eramo tornano con un lavoro ambizioso e capace realmente di avvalersi del consenso di quel grande pubblico che ebbe modo di scoprire la grandezza dei nostri soltanto grazie al ‘mito’ che si creò attorno a loro con il passare del tempo, e non per l’effettiva attenzione che i media riservarono loro all’epoca. Del technical thrash avanguardistico e sperimentale di “Technical Crime”, i Node del 2002 smorzano i lati più acerbi concentrandosi su una ricerca efficace, e mai eccessivamente sfrontata o guardinga, di linee melodiche d’impatto e volontariamente anthemiche, arrivando a comporre dei piccoli gioielli di death/thrash di scuola Carcass(periodo “Heartwork”), Death(quelli più melodici ed accessibili degli ultimi episodi) e Pestilence (quelli del periodo centrale di “Testimony Of The Ancients”), che si sporcano talvolta di un gusto sostanzialmente svedese e dovuto (a detta anche dei nostri) alla produzione di Pelle Saether e gli Underground Studios. L’album si sviluppa in movimenti decisamente variegati e frutto di un’ispirazione costante ma a 360°, testimoniata dal grande impatto e melodia dell’opener “History Seeds”, “Thanatophobia” e “Jerry Mander”, e dall’altra parte dai tecnicismi ed aperture melodiche di “Bloody Hills”(tributo al guitarwork del compianto Chuck Schuldiner) e “Behaviours”; la crescita della band va poi registrata sostanzialmente anche da un punto di vista meramente tecnico ed esecutivo: stavolta tutto sembra essere a suo posto, e mai come ora ai Node può attribuirsi uno status di salute così florido. A Metalitalia i Node piacciono, e molto: speriamo di non essere, anche stavolta, l’unico caso isolato di fiero (e sincero) supporto alle band di casa nostra.