7.0
- Band: NODE
- Durata: 00:59:06
- Disponibile dal: 24/01/2005
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Per festeggiare al meglio dieci lunghi anni di contorta ed intensa carriera musicale, i milanesi Node si sono lanciati in un’operazione più che interessante e quasi doverosa: vista l’ormai definitiva irreperibilità, causa fuoriuscita dal catalogo della Lucretia Records, etichetta per la quale al tempo vennero pubblicati, dei due lavori iniziali della band, il mini-CD “Ask” ed il debut-album “Technical Crime”, Daniel e compagni hanno convenuto fosse il caso di rimasterizzare i due dischi e darli in pasto ai fan, quale ghiotto regalo di compleanno “al contrario”. La nuova uscita è stata simpaticamente intitolata “They Ask For A New Crime” ed è certamente di grande interesse per chi ha conosciuto la formazione lombarda solo con gli ultimi, riusciti “Sweatshops” e “Das Kapital”: “Ask” risale al 1996 e vede all’opera la prima formazione dei Node, ovvero quella con Gary D’Eramo unica voce e chitarra, l’ex Death SS Steve Minelli all’altra chitarra, lo stoico Klaus Mariani al basso e John Manti alle drums; cinque pezzi già mostranti una discreta dose di personalità ed inventiva, oltre che la solita perizia tecnica ed esecutiva, anche se il primo sound del combo era ancora forse troppo facilmente assimilabile ad un comune thrash-death tecnico di stampo americano, non disdegnante peraltro momenti più cadenzati e “panterosi”. Con l’esordio “Technical Crime”, il discorso cambia: gli attriti tra Gary e Steve hanno portato il primo ad abbandonare il gruppo, con il secondo deciso ad occuparsi di tutte le parti di chitarra e ad affidare le vocals al giovane Daniel Botti; il songwriting si fa terribilmente più ossessivo e chiaramente ispirato ai lavori più complicati dei Death di Chuck Schuldiner e dei Carcass; la voce acidissima di Daniel rende tutto l’album ancor più opprimente e violento, sensazione acuita anche dalla produzione, impostata sul suono strabordante di chitarre velenose; alla batteria troviamo il bravissimo Oinos, ex Sadist. In “Technical Crime”, per chi scrive, si trovano alcuni fra i brani migliori scritti dai Node, quali ad esempio “Introspection”, “Children” e “New XXX”. “Hymn 43” è una curiosa cover dei Jethro Tull, mentre stupisce alquanto l’esperimento techno-death “Tronic Prophecy”. La prima fase della storia del quartetto milanese si concluderà poco più avanti, con l’abbandono di Steve Minelli ed il rientro in formazione di Gary. La re-release, inoltre, contiene una buffa video-track di dieci minuti, ritraente in varie, recenti situazioni la band al completo. Non avrà certo il fascino degli originali, ma questo lavoro è da considerare obbligatorio per chiunque apprezzi i Node, una fra le band italiane più stimate d’Europa.