7.0
- Band: NOIRCURE
- Durata: 00:50:06
- Disponibile dal: 18/02/2022
- Etichetta:
- Avantgarde Music
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Nuova creatura di Raffaele Galasso (già mente dietro al funeral doom degli Shamael e al progetto sperimentale Gardenjia), questa one-man band propone un blackgaze di ottima qualità. In “Kyrie” assistiamo infatti a un flusso sonoro che culla e al contempo scuote l’ascoltatore, con affondi melodici intrisi di malinconia, sfuriate intense e caotiche, momenti di stasi armoniosamente intrecciati a frangenti aggressivi: insomma, una sorta di sintesi di tutti i parametri tipici di questo genere – che, negli ultimi anni, diventa sempre più amato.
La titletrack condensa al meglio l’identità musicale del progetto: un brano cangiante, tra acidità e dolcezza, tra sussurri e urla, tra arpeggi e blast beat, in un crescendo che sa di post-rock ma anche di black glaciale. Ma è tutto il disco a essere una sorta di unico grande cammino, poetico e profondo, ben strutturato e perfetto per gli amanti dei maestri di questa commistione tra shoegaze, post-rock e black metal: Lantlôs, ultimi Alcest, Amesoeurs, Fen, solo per citarne alcuni.
Un aspetto che colpisce particolarmente in “Kyrie” è dunque la consapevolezza attorno al genere maneggiato, e la tangibile volontà di realizzare una sorta di discorso sonoro, coerente dall’inizio alla fine. Non ci sono mai riferimenti ad altri generi, non si scivola mai verso il black atmosferico più canonico o verso sperimentazioni di sorta: i Noircure, in questo esordio, annunciano un’identità circoscritta a una certa idea di sound, puramente blackgaze (espressione quasi paradossale, data la varietà del genere, ma tant’è).
Questo aspetto, però, potrebbe anche risultare un elemento di negatività per certe categorie di ascoltatori. I grandi conoscitori del genere potrebbero trovare “Kyrie” un album troppo derivativo (e in certe fasi, oggettivamente, lo è); gli amanti delle contaminazioni musicali potrebbero riscontrare una scelta compositiva forse troppo piatta ed eccessivamente devota ai maestri del genere. Per chi scrive, comunque, “Kyrie” resta un album dall’alta temperatura emozionale, con momenti di altissima qualità (“Rovi” è senza dubbio un’ottima canzone, e la conclusiva “Endora” merita una certa attenzione, lancinante nel suo dialogare sommessamente con certo funeral doom).
Nella speranza che il progetto Noircure non si areni con questo album, “Kyrie” è innegabilmente una piacevole sorpresa, di ottima qualità e con belle idee messe in atto.