8.0
- Band: NORDJEVEL
- Durata: 00:54:59
- Disponibile dal: 23/09/2022
- Etichetta:
- Indie Recordings
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Con i Marduk fermi discograficamente alle parate militari di “Viktoria” (2018) e i Dark Funeral freschi reduci dalla pubblicazione dello stanco e incerto “We Are The Apocalypse”, l’impressione è che lo scettro di un certo modo di intendere e suonare il black metal – invero non più così celebrato in questo periodo storico di egemonia polacca e islandese – richieda nuove mani che lo ghermiscano e che lo facciano calare come un maglio sulla scena, ridando lustro alle brutali sonorità swedish codificate in opere come “Nightwing” o “Vobiscum Satanas” e riproposte in chissà quante salse da un numero indefinito di gruppi sparsi per il mondo. Nella lista dei candidati al ruolo, è indubbio come il nome dei Nordjevel si distinguesse già da tempo per ambizione e competenza, ma è solo con questo terzo full-length, licenziato ancora una volta da Indie Recordings dopo l’EP/antipasto “Fenriir” dello scorso anno, che possiamo dire la questione diventi seria e faccia del quartetto molto più che una semplice realtà di belle speranze.
Perché “Gnavhòl”, prodotto egregiamente da Fredrik Nordström nei suoi Studio Fredman (At the Gates, Cripple Bastards, Dimmu Borgir), è una maturazione che sa a tutti gli effetti di trionfo; un’opera in grado di confermare gli ottimi numeri mostrati nei capitoli precedenti, da un lato, e di affinare ulteriormente la propria scrittura così da rendere meno ingombrante il paragone con alcuni mostri sacri, dall’altro, per un quadro complessivo di indubbia ferocia e dimestichezza. Qui, la visione dei membri di lunga data DezeptiCunt (basso) e Doedsadmiral (voce) si esalta e prende definitivamente forma grazie alla perfetta integrazione nei meccanismi del progetto di due musicisti espertissimi come Dominator alla batteria (The Wretched End, ex Aeon, ex Dark Funeral) e Destructhor alla chitarra (Myrkskog, ex Morbid Angel), il cui quoziente tecnico – messo al servizio di una delle migliori performance della loro carriera – consente alla tracklist di compiere un vero e proprio salto mortale in termini di impatto e varietà. Un amalgama di feeling, ingegno e lucida spietatezza evidente fin dall’opener “I djevelens skygge”, che in poco meno di cinque minuti snocciola buona parte dei capisaldi dei Nordjevel 2022: più cambi di tempo, più riff, più rimandi alla sfera death e thrash metal, il tutto eseguito con meticolosità chirurgica in una bolgia infernale di sangue e fiamme. Un flusso ribollente di idee che si ramifica, si ricompatta e che sente continuamente l’esigenza di lanciarsi verso nuovi scenari distruttivi, secondo un’efferatezza che non è mai sinonimo di furia cieca o aggressione disorganizzata, e che più avanti – nel corso dell’ascolto – dimostra di cavarsela egregiamente anche con tempi medi e parentesi melodiche di stampo epico/satanico.
Sotto questo punto di vista, impossibile non citare episodi sulfurei e strutturati come la titletrack, “Spores of Gnosis” o “Endritual”, durante i quali la rinnovata intraprendenza del gruppo scandinavo rimarca come esso non sia esclusivamente quella formazione barbara che artwork, foto promozionali e titoli vorrebbero lasciare intendere, e come – a conti fatti – siano pochi gli esponenti della concorrenza in grado di adombrare la suddetta autorevolezza.
D’altronde, non è facile presentarsi in maniera 100% classica e tradizionale risultando al contempo tanto accattivanti, ma i Nordjevel, sulla scia dei brani citati e di altre perle come “Of Rats and Men” e “Within the Eyes”, riescono brillantemente nell’intento, consegnandoci quello che è il loro apice artistico, oltre che uno dei dischi black metal dell’anno. Tutti i (grandi) riff mancanti nell’ultima fatica di Lord Ahriman e compagni vi aspettano qui.