8.0
- Band: NORMA JEAN
- Durata: 00:45:32
- Disponibile dal: 25/10/2019
- Etichetta:
- Solid State Records
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Si dice sempre che solo i veri leader riescano a sopravvivere ai trend del momento. E se, parlando di metal-core, non c’è da stupirsi che gente come As I Lay Dying e Killswitch Engage sia ancora in circolazione godendo dei riguardi del pubblico e della critica, lo stesso non può dirsi di quei cantori di apocalissi quotidiane che rispondono al nome di Norma Jean. Protagonisti di una carriera scandita sia da exploit artistici che da momenti in cui – almeno nel Vecchio Continente – la fortuna non ha arriso loro in termini di riconoscenza e visibilità, i Nostri si riaffacciano sul mercato con un’opera che ne filtra la proverbiale elasticità stilistica attraverso una cupezza che sa di pura catarsi, nell’ottica di un rito sacrificale a cui offrirsi per espiare le proprie colpe.
Ascoltando queste quattordici tracce registrate nei Graphic Nature Audio del sempre più richiesto Will Putney (Counterparts, Harms Way, Misery Index), l’impressione è a tutti gli effetti quella di una raccolta destinata a lasciare cicatrici tanto sulla nostra pelle quanto su quella dei suoi autori, nonostante l’impatto iniziale, una volta premuto il tasto ‘play’ del lettore, non sia dei più travolgenti e folgoranti. La vena groovy, così come quella melodica, è preponderante, e anche se non si registra una rottura con le inclinazioni ‘virtuose’ del passato è impossibile non avvertire un certo autocontrollo. Il sound è profondo e mai sopra le righe, gli arrangiamenti cesellati con rara sensibilità, le clean vocals il punto focale di ogni episodio. Fin dall’intro “Orphan Twin” – uno dei più suggestivi ascoltati recentemente – tutto ruota intorno ai saliscendi emotivi della performance al microfono di Cory Brandan e all’eleganza con cui, anche nei momenti più viscerali, il comparto strumentale fonde ‘post’/metal-core, punk e southern rock attenendosi al concetto di forma canzone, esaltando al massimo il lirismo decadente dei singoli passaggi. Il valore effettivo di “All Hail” non si palesa quindi immediatamente (anche se momenti come il finale di “Landslide Defeater”, dai breakdown calibrati nei minimi dettagli, faticano a passare inosservati), e proprio per questa ragione la tracklist ne guadagna in termini di longevità e magnetismo, come un libro o un film dalla trama non subito decifrabile.
Levigando una formula già affinatissima e cercando la luce nel buio della vita, i Norma Jean confezionano quello che è probabilmente il loro disco più emotivo e stratificato; quarantacinque minuti di musica a cui abbandonarsi fra esplosioni di elettricità eclettica (“[Mind over Mind]”, “Trace Levels of Dystopia”) e ballad dalle sfumature crepuscolari (“Careen”, “The Mirror and the Second Veil”), per un tuffo al cuore da annoverare tra i grandi comeback di questo 2019.