7.5
- Band: NORMA JEAN
- Durata: 00:47:51
- Disponibile dal: /12/2005
- Etichetta:
- Abacus Recordings
- Distributore: EMI
A fronte dell’ottimo full-length di debutto “Bless The Martyr And Kiss The Child” e la partecipazione a numerosi tour negli Stati Uniti e in nord Europa di supporto ai più importanti nomi della scena metalcore, ecco arrivare per i Norma Jean il momento del secondo album… e che secondo album! Lo stile proposto dai cinque ragazzi statunitensi (età media poco superiore ai vent’anni) è oggi un math/post hardcore che si da un lato si inserisce perfettamente nel filone di band quali Botch, The Dillinger Escape Plan e Burnt By The Sun ma, dall’altro, ha anche diversi punti di contatto con le sonorità dilatate ed inquietanti dei maestri Neurosis. Tra tutti i nomi citati difficile estrapolare l’influenza primaria (anzi, si potrebbe citare qualche altro nome!), diciamo però che i nostri sono generalmente più vicini alla scena mathcore per quanto riguarda le strutture dei pezzi e buona parte del riffing. Se si escludono infatti l’apocalittico mood generale del disco, le melodie e l’intera, splendida “Disconnecktie”, evocativa suite di oltre dieci minuti, i brani di “O’ God The Aftermath” si presentano molto concisi e compatti, spingendosi raramente oltre i quattro minuti di durata. L’assalto sonoro è infatti convulso e schizzatissimo, ma piace perchè mai oltremodo caotico o virtuoso. L’uso delle voci è ottimo, in quanto il nuovo cantante Cory Brandan passa con facilità dallo screaming al pulito in diversi episodi. Gli altri membri del gruppo però non sono da meno: a partire dai due chitarristi fino ad arrivare al batterista, la tecnica proposta è di altissimo livello, ed ancor più alto è il gusto dimostrato nelle scelte musicali e negli arrangiamenti… una band che, come dicevamo, non si dedica al virtuosismo tecnico, ma che lo sfrutta fino in fondo piegandolo a tutte le esigenze di un elaboratissimo songwriting. Rispetto a “Bless The Martyr And Kiss The Child” (sì, i membri del gruppo sono cristiani), i nostri hanno forse osato di meno, optando – soprattutto nella seconda parte della tracklist – per soluzioni già sperimentate in passato e indugiando forse un po’ troppo su passaggi prettamente hard/metalcore un pochino standardizzati, ma ciò non toglie che “O’ God The Aftermath” sia un disco da ascoltare, uno di quelli che, se non avete mai sentito questo genere di musica, possono anche riuscire a convertirvi al suo verbo.