6.5
- Band: NUBIVAGANT
- Durata: 00:42:13
- Disponibile dal: 21/06/2022
- Etichetta:
- Amor Fati Productions
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Esce in occasione del Solstizio estivo il secondo lavoro di Nubivagant, uno dei molti progetti che vedono coinvolti Gionata Potenti (qui sotto lo pseudonimo di Omega). Il debutto – “Roaring Eye” – era un buon album di black metal dai caratteri cosiddetti ‘ortodossi’, a tratti pesantemente sporcato di doom, all’interno del quale le linee vocali quasi interamente pulite giocavano un ruolo interessante, regalando atmosfere pennellate di melodie nordiche, vicine al pagan metal.
Con questo nuovo disco il polistrumentista toscano – mente e braccio armato di Nubivagant – opta per una formula simile: sei tracce, per un totale di circa quaranta minuti, che si muovono in territori analoghi (ma non identici), ottenendo un risultato di poco inferiore rispetto al passato; non sono moltissimi i ‘guizzi’ che ravvivano una formula già piuttosto sfruttata e di per sè certo non particolarmente varia. L’impressione è che l’intero lavoro abbia un approccio ancora più minimale rispetto al suo predecessore in termini di riff e linee melodiche; anche la scelta dei suoni mostra uno sbilanciamento verso quella componente drone/doom che già faceva capolino tra i solchi del debut, tanto che la definizione black metal sembra essere ormai piuttosto limitante. Permane il carattere ossessivo, ritualistico, dei riff e delle linee vocali, che vedono il totale abbandono delle harsh vocals in favore del cantato pulito. La formula funziona abbastanza bene nell’opener “Into Eternal Night” e in “The Book Of The Earth”, molto meno in “The Mask And The Devil”, che risulta alla lunga piuttosto ripetitiva. Con “Clothed With The Sun” si recuperano velocità e pesantezza, mentre la conclusiva “The Great White Throne” contiene, tra i riff acidi e lisergici, un cuore atmosferico nel quale la voce si erge su un letto di austeri synth, facendola da padrona sul tappeto sonoro.
La vera sorpresa è però “The Moon And The Stars”, un pezzo cupo ed estremamente melodico che sembra in parte strizzare l’occhio all’incedere da crooner del Danzing dei primi dischi solisti e in parte rifarsi alle sonorità insieme severe ed eteree di un certo martial/industrial più melodico. Onestamente si tratta del pezzo che più ci ha convinto e che speriamo possa servire da ‘bussola’ nello sviluppo del sound di una futura pubblicazione targata Nubivagant, che in questo momento ci sembra in piena fase di evoluzione.