9.0
- Band: OBITUARY
- Durata: 00:41:05
- Disponibile dal: 19/09/1990
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Self
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“Cause Of Death”, e più in generale gli Obituary, sono rispettivamente uno degli album e una delle band più rappresentativi del death metal. Quali siano i segreti del loro successo ce lo siamo chiesto in tanti. Forse perché questo gruppo, con quel modo di intendere e suonare metal così immediatamente Obituary, istintivo, brutale, grezzo e ‘ignorante’, è anche l’essenza del genere stesso. Il quintetto floridiano aveva dato alle stampe un paio d’anni prima l’album di debutto, “Slowly We Rot”, altra pietra miliare del genere, insieme al disco in oggetto di questa recensione e anche al successivo “The End Complete”. “Cause Of Death”, però, targato 1990, può vantare sia l’esperienza e quel briciolo di maturità in più che mancavano al debut album, sia la freschezza e l’istintività, oltre a una tracklist inattaccabile, che per contro difettavano leggermente al successivo. Talvolta capita di chiedersi perché, quando si parla di death metal, gli Obituary siano uno dei gruppi più conosciuti dal pubblico anche occasionale di queste sonorità, e la risposta crediamo risieda in buona parte in un nome, ovvero quello di John Tardy, l’inconfondibile frontman della band. Le sue vocals licantropiche sono tra le più riconoscibili del panorama metal tutto e quel suo modo vomitato, ululato e sofferente di urlare nel microfono sono un vero e proprio trademark, il primissimo elemento per il quale, premendo il tasto ‘play’, chiunque, anche avendo sentito gli Obituary una sola volta, sarebbe in grado di riconoscerli – e scusate se vi sembra poco! – specie in un genere dove, da un certo momento in poi, le parti vocali delle band sono via via divenute sempre più monotonali, usando il growl più come un vero e proprio strumento ritmico, piuttosto che come una variante melodica. La forza di John Tardy sta proprio nel suo ‘cantare’, nel suo aggiungere melodia ai brani, nel suo donare ulteriore impatto e carica emotiva alle canzoni, accompagnando gli stacchi e i cambi di ritmica o di atmosfera, con gli ululati ora struggenti ora rabbiosi, ora apocalittici, ma sempre, sempre molto efficaci per trasporto emotivo. Poi troviamo tutto l’impianto musicale e in particolare quello chitarristico che, in fin dei conti, è quello che regge tutta l’impalcatura. Gli Obituary basano la loro musica su un riffing grasso, polveroso, massiccio e sabbathiano, per molti versi parecchio debitore ai Celtic Frost e all’operato di Tom G. Warrior, che in questo album in particolare raggiunge l’apice compositivo. Ci sono le ritmiche decadenti, funeree ma al contempo groovy, che vengono alternate a repentine accelerazioni, senza che queste raggiungano quelle velocità assurde (per l’epoca) nonché quell’indole urgente e tritaossa dei vari colleghi come Deicide, Morbid Angel o Cryptopsy. Le canzoni degli Obituary potrebbero essere paragonabili, visivamente parlando, all’avanzata di un carro armato: un incedere lento ma costante, con il preciso intento di radere al suolo meticolosamente ogni cosa che si pari davanti al proprio cammino. Brani come “Chopped In Half”, “Infected” o la stessa title track sono pezzi immortali, che nelle loro monolitiche esibizioni live hanno scatenato per oltre vent’anni – e continuano a farlo ancora oggi – furibondi circle pit composti da ammassi di corpi sudati. Se non conoscete ancora l’operato di questo gruppo e non sapete da dove iniziare, be’, sappiate che “Cause Of Death” è un ottimo punto di partenza. Se invece siete fruitori del metallo della morte, certamente questo disco sarà già da parecchio nella vostra collezione, consumato dal tempo e difficilmente lasciato a impolverarsi per il mancato uso. “Cause Of Death” è uno di quei capolavori che ciclicamente ritorna a fare capolinea negli stereo di chiunque e toglierlo dal lettore CD (o dal giradischi) è sempre un dispiacere. Un must have assoluto.