7.5
- Band: OBSCURA
- Durata: 00:45:15
- Disponibile dal: 29/03/2011
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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Se avete già sbirciato il voto in calce alla recensione, avrete già capito che “Omnivium” degli Obscura è un lavoro che ci è piaciuto, come motiveremo più avanti. Va detto però che il successore di “Cosmogenesis” presta il fianco ad una serie di considerazioni generali che calzano a pennello su questo caso specifico. Gli Obscura infatti hanno posto in essere un procedimento che, partendo da “Cosmogenesis”, li ha portati ad estremizzare ogni aspetto di quell’album, in modo che i passaggi progressivi siano divenuti più prog, le linee melodiche più fruibili, le sfuriate death più pesanti e via discorrendo. In linea teorica tutto ciò sarebbe non solo accettabile, ma addirittura auspicabile; nel caso specifico però bisogna considerare che il lavoro precedente di Kummerer e compagni viveva su di un equilibrio pressoché perfetto tra le parti, equilibrio che oggi è venuto meno proprio per quanto abbiamo appena detto. In parole povere, “Omnivium” è un gran bel lavoro che però in primis non amalgama al meglio le varie anime della band; aggiungiamo il fatto che, se in precedenza il tutto era coeso ed anche discretamente personale, ora si riescono a cogliere maggiormente le “citazioni” fatte da altre band, con una conseguente perdita di appeal (a tratti, oltre ai soliti Cynic, Atheist, Necrophagist e Pestilence abbiamo sentito spezzoni presi pari pari da Children Of Bodom, Dream Theater ed Elegy, per citarne solo alcuni). Entrando più nello specifico all’interno dei vari brani ve ne sono almeno tre che si pongono molto al di sotto dell’altissima media qualitativa alla quale i ragazzi ci avevano abituati, ovvero “Prismal Dawn”, “Celestial Spheres” e “Velocity”. Le tracce hanno in comune un pessimo utilizzo della voce pulita ed effettata, davvero fiacca ed inconcludente; inoltre, soprattutto per ciò che concerne “Velocity”, vengono a galla elementi estremamente cupi e claustrofobici che non riescono ad esaltare le peculiarità dei nostri. Alcune melodie di stampo quasi “opethiano” poi sono decisamente da rivedere (in particolare il finale di “Celestial Spheres”). Bene invece il death tecnico e melodico contenuto in “Vortex Omnivium” e la conclusiva “Aevum”, che si pone a cavallo tra il death classico e quello melodico con a corredo la solita, strabordante tecnica che a tratti lascia a bocca aperta. I brani migliori però a nostro parere sono “Euclidean Elements” da un lato e “Ocean Gateways” dall’altro: la prima si muove su coordinate che rimandano allo shredding ottantiano, dove i nostri danno in meglio di loro stessi, mentre la seconda esplora il versante più death ed oscuro della loro musica, utilizzando le armi del mid tempo e delle atmosfere malsane (che il titolo sia un omaggio ai Morbid Angel?). Steffen Kummerer stavolta utilizza un range di soluzioni a più ampio raggio comprendente, oltre allo screaming, anche un discreto growl e delle clean vocals da rivedere. Lavoro di chitarra semplicemente mostruoso, così come quello di basso, sebbene Thesseling si prenda meno libertà rispetto all’album precedente. Bene anche Hannes Grossmann dietro le pelli, sebbene la sua sia la performance più “normale” del lavoro. In definitiva “Omnivium” è un buon ritorno che avrebbe potuto essere sicuramente migliore, ma che ci riconsegna una band conscia dei propri mezzi e capace di mettere in musica partiture che altri possono solamente sognare.