7.5
- Band: OBSOLETE THEORY
- Durata: 00:53:33
- Disponibile dal: 21/05/2021
- Etichetta:
- My Kingdom Music
- Distributore: Audioglobe
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Be’, a tre anni di distanza possiamo incensarci un minimo scrivendo che probabilmente avevamo ragione nel volare basso con la valutazione del precedente disco di debutto degli Obsolete Theory, “Mudness” del 2018. Il secondo album infatti, fuori ancora per My Kingdom Music in questa speranzosa primavera 2021, supera ampiamente esito e giudizio dell’esordio, ridefinendo in toto le aspettative ed il potenziale associabili alla formazione milanese, oggi in grado di produrre e presentare un lavoro altamente competitivo e anche accattivante, restando sempre nell’ottica relativamente limitata del metallo estremo, esoterico e ossianico, sebbene da questi ultimi due aggettivi prenda un po’ le distanze alla luce di quanto auscultabile nella nuova opera.
“Mudness” – noi lo speriamo – potrebbe avere tutte le caratteristiche per diventare un gran bel debutto di cui ricordarsi tra qualche anno, ma gli Obsolete Theory fanno il salto di qualità ora, con il qui presente “Dawnfall”, sia in termini di puro songwriting avvincente, sia di orecchiabilità, di atmosfere e di immediatezza. Dove “Mudness” talvolta si impantanava in passaggi fin troppo lenti e teatrali, gestiti con voci cangianti ma anche non del tutto definite, oggi “Dawnfall” si libra alto con maggiore dinamismo, efferata violenza, arrangiamenti ricercati, una produzione studiata a tavolino ed un appeal che, già dal primo ascolto, si eleva a potenza. Non sono del tutto spariti gli accenni ad un progressive extreme metal rituale e sulfureo, ben ravvisabili ancora nei primi, evocativi minuti dell’opener “Night Of Omen” e in alcune sezioni di “Ate”, ma tutto il resto componente la tracklist di “Dawnfall” è in realtà votato ad un’apoteosi del riff coinvolgente e melodicamente bellicoso, della ritmica moderna e massacrante, dell’utilizzo delle voci a mo’ di strumento, del tiro pressante della maggior parte degli episodi. E’ vero, alla band piace dare riferimenti importanti, molto importanti, quali ad esempio Behemoth, Enslaved, Borknagar, Mgla, anche Alcest: si ravvede un qualcosa di ciascuna band appena menzionata, in “Dawnfall”, ma è sì vero come l’amalgama di queste influenze sia organica e ben plasmata per aderire molto bene allo scheletro fondante gli Obsolete Theory, forse ancora da lavorare meglio in sede di personalità e riconoscibilità, ma che adesso, finalmente, può dirsi compiuto, solido, resistente e maturo, capace di reggersi in piedi da solo per gli oltre cinquanta minuti di minutaggio senza stillare una lacrima di noia che sia una. E con soli sei brani scelti non è merito da poco.
Piccole sinfonie strutturali e compositive quali sono, la mezza dozzina di episodi presenti in “Dawnfall” si mantiene coesa e fluida per tutta la sua durata; nonostante ciò, le tracce sono immediatamente identificabili fra loro e ciò è certamente un notevole pregio: si passa dal crescendo intenso e drammatico della spettrale e potente “Night Of Omen”, posta in apertura a fare da tramite tra vecchio e nuovo disco, all’appeal sinfonico-industriale della tellurica “Onirica”, con una scelta di suoni densissima ma più fredda rispetto al resto della scaletta, per una canzone versatile, eclettica, con l’ospitata di Ally Storch-Hukriede dei Subway To Sally a viola e violino e archi campionati, e che potrà piacere a pubblici eterogenei; dalla conclusiva “The Seal”, con la sezione ritmica composta da Bolthorn al basso e Sa’Vaanth alla batteria sugli scudi e con un incedere mai domo di stampo ultimi o penultimi Satyricon, alla più evocativa “Ate”, dai tratti ipnotici e seconda solo all’opening track per capacità di creare un’atmosfera densa e greve quanto piombo prima di rivelarsi, nell’ordine, cadenzata e marziale, acustica e leggiadra, sognante e avvolgente; infine giungiamo alle due tracce migliori, infilate una dopo l’altra, “The Vanished” e “Acherontia Atropos”: la prima strizza molto l’occhio a Samael di metà carriera, ultimi Rotting Christ e Behemoth, il mood è epico, le cadenze elegiache, la ritmica roboante e battagliera e la voce di Daevil Wolfblood mai così incisiva, basti sentire gli spezzoni con quei trascinanti ‘uh-ah-ah uh-ah-ah-uuuuuuh’ per lasciarsi trasportare; la seconda sferza il silenzio con un riff black metal gelido come uno sguardo assassino, per poi assaltare il fruitore con un lancio in blastbeat devastante, un pezzo che mantiene un gran tiro fino alla fine, le chitarre di Mordaul e OW Raygon impattano che è un piacere quello che è il brano più violento e lancinante del lotto, forse una strada su cui gli Obsolete Theory dovrebbero battere il ferro finché è caldo.
Davvero un buon rientro per i Nostri, divertente e appagante in tutto, e ci auguriamo che la compagine milanese possa presto dimostrare il suo valore anche su qualche palco, fuori e dentro l’Italia.