7.0
- Band: OCEAN GROVE
- Durata: 00:25:20
- Disponibile dal: 22/11/2024
- Etichetta:
- Sharptone Records
Spotify:
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Nostalgia canaglia. A trent’anni dall’omonimo debutto dei Korn, il nu metal ha ormai i contorni del classic rock, ma la seconda giovinezza del genere più discusso degli anni Novanta non accenna a fermarsi – tra vecchie glorie sempre più sulla cresta dell’onda e nuove leve che portano avanti il testimone, a seconda dei casi contaminandolo o meno con le sonorità attuali.
Gli australiani Ocean Grove, che tanto ci avevano ben impressionato sette anni fa con il debutto “The Rhapsody Tapes”, fanno parte di quest’ultimo filone, pescando a piene mani dagli anni d’oro dell’Ozzfest in un frullato che nulla aggiunge agli originali ma reinterpreta quegli stilemi con buon gusto melodico.
Riffoni, scratch e cantato rappato/melodico marchiano a fuoco “CELL DIVISION” e “FLY AWAY”, pezzi che se fossero usciti un quarto di secolo fa avrebbero avuto un peso specifico relativo – immaginate come termine di paragone i Primer 55, ma che nel 2024 richiamano la curiosità dei più giovani e l’attenzione di quanti sono cresciuti con le colonne sonore de “Il Re Scorpione” e “La Regina Dei Dannati”.
Il gioco degli specchi tira in mezzo pesi massimi come Limp Bizkit (il giro di basso che apre “STUNNER”, il flow Durstiano di “SOWHAT 1999”) e i Deftones di “White Pony” (“LAST DANCE”), con una somiglianza notevole rispetto alla caratteristica timbrica emozionale di Chino Moreno; nel mezzo, c’è anche spazio per una strizzata d’orecchio ai The Prodigy nei synth di “Raindrop”, e per un finale più urban nella conclusiva “OTP”, in collaborazione con Adult Art Club e New Babylon.
In conclusione, “Oddworld” risulta essere un disco derivativo oltre che di breve durata (otto pezzi per poco più di venti minuti, escludendo l’intro “OG FOREVER” e lo skit “NO OFFENCE DETECTED”), ma per la generazione del Nokia 3310 cresciuta a pane e Ozzfest il divertimento è assicurato.