6.5
- Band: OCEANO
- Durata: 00:45:00
- Disponibile dal: 20/04/2009
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
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Un’altra death-core band. Leccata e alla moda? Non proprio. L’aspetto dei membri degli Oceano, del resto, è quello che è… qui siamo di fronte alla frangia più massiccia e concreta di questo sotto-genere! Difficile insomma che questi cinque giovani di Chicago possano far breccia nel cuore delle MySpace girls se non con la loro proposta musicale. Una proposta, a ben vedere, non esattamente esente da pecche, tuttavia sufficientemente efficace da poter sperare di entusiasmare i patiti di tali sonorità. Il gruppo a tratti sembra infatti aver partorito la seconda parte di “The Somatic Defilement” dei Whitechapel con questo suo debut album, anche se in alcuni episodi vengono fuori degli spunti personali di un certo interesse, che in tutta onestà speriamo vengano sviluppati ulteriormente sul prossimo lavoro, una volta che i ragazzi avranno maturato un po’ più di esperienza. Se infatti alcune tracce del disco seguono proprio l’ABC del death-core ultima generazione, copiando dai più navigati Whitechapel, in altre i nostri provano a cimentarsi in qualcosa di più particolare, raggiungendo anche buoni risultati. Insomma, poco da dire sui brani più quadrati – li abbiamo già sentiti da qualche altra parte e la monotonia di certe soluzioni è sempre in agguato; gli episodi di questo “Dephts” che apprezziamo maggiormente sono, ad esempio, la title track, ovvero una lunga composizione strumentale basata su cadenze meshugghiane e ricca di melodie pregne di pathos. Oppure le ritmate “A Mandatory Sacrifice”, “District Of Misery” e “With Legions”, che, sempre su basi corrosive, presentano delle melodie ipnotiche piuttosto inusuali. Anche “Fractured Frames, Scattered Flesh”, infine, fa una buona impressione, con i suoi riff galoppanti alla Dying Fetus. Il resto, come accennato, è alquanto nella media… e pure un po’ noioso, se si prende in esame il finale della tracklist. Pare infatti che gli Oceano abbiano voluto includere nel loro primo album tutti i pezzi composti sino al momento di entrare in studio: una scelta ingenua, che compromette irrimediabilmente l’impatto complessivo dell’opera. In ogni caso, le trovate interessanti ci sono e rimangono; ora speriamo che nel secondo disco prendano il sopravvento su tutto il resto.