OCEANO – Incisions

Pubblicato il 09/10/2013 da
voto
5.5
  • Band: OCEANO
  • Durata: 00:47:00
  • Disponibile dal: 14/10/2013
  • Etichetta:
  • Earache
  • Distributore: Self

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Scioltisi e riformatisi in un tempo lampo, gli Oceano giungono con il nuovo “Incisions” al terzo album, quello che di norma dovrebbe rappresentare il disco della maturità o della consacrazione. Obiettivo raggiunto? Oggettivamente no. Nonostante la tempesta di cambi di lineup, il gruppo non cambia troppo la formula, presentando nuovamente un cosiddetto death-core dalle cadenze pachidermiche e dalle chitarre ultra ribassate. Whitechapel e The Acacia Strain sono ancora una volta le formazioni a cui ci sentiamo di accostare i ragazzi di Chicago, ma è bene sottolineare che gli Oceano sono piuttosto lontani dal mostrare le stesse doti dei loro colleghi. Di rado i ritmi risultano accattivanti, il riffing è spesso moscio e sin troppo uniforme e la produzione appare inspiegabilmente ovattata. Rispetto ai precedenti lavori, si riscontra un generale decadimento a livello di brio e ispirazione. Gli unici miglioramenti riguardano l’interpretazione di Adam Warren, che dietro al microfono passa da un parlato a un growling da gruppo gore-grind, toccando tutte le varie sfumature intermedie. Se vi è qualcosa davvero da salvare in questo “Incisions”, ciò è senz’altro la prova del corpulento frontman. Per il resto, poco da segnalare: tanti brani si trascinano troppo a lungo, o almeno danno questa impressione, senza invenzioni che cambino il tema o l’arrangiamento. “Internal War”, “Embrace Nothingness” e “Disseverance” interrompono la “fiera del breakdown” con un approccio più meditato, doomy e atmosferico, rimanendo effettivamente impresse sin dal primo ascolto; idem la title track, con un ritornello arioso inedito per i Nostri. Ma si tratta purtroppo di parentesi. Se fossimo davanti ad un gruppo all’opera prima potremmo sottolineare ulteriormente pregi e difetti e pensare ad una possibile strada da seguire, ma gli Oceano sono appunto già al terzo album, per cui i loro limiti sono tutto sommato strutturali. Evidentemente certe scelte stilistiche sono volute e derivano da scarsa immaginazione e talento. Un peccato, anche perchè il debut “Dephts” aveva mostrato un po’ di spunti interessanti; tuttavia, fra cambi di formazione e ripensamenti, la band non è mai riuscita ad approfondirli a dovere, peggiorando invece di pubblicazione in pubblicazione.

TRACKLIST

  1. Eternal Wasteland
  2. Slow Murder
  3. Slave of Corporotocracy
  4. Internal War
  5. Self Exploited Whore
  6. New Age Apophis
  7. Embrace Nothingness
  8. Incisions
  9. Blasphemous Mask
  10. Severed Appendages
  11. Disseverance
  12. The Reclaimation
2 commenti
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