7.5
- Band: OCEANWAKE
- Durata: 46:20
- Disponibile dal: 10/03/2017
- Etichetta:
- Vici Solum Productions
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“Earthen” è il capitolo conclusivo della trilogia di album degli Oceanwake, iniziata nel 2013 con “Kingdom” e poi proseguita nel 2015 con “Sunless”. La band finnica, c’è da dirlo, ha qui raggiunto il suo apice. “Earthen” suona veritiero, così come è stato suonato, con i suoni veri e con la potenza che una band come questa può offrire, arrivando ad essere ancora più diretta e comunicativa che in passato e allo stesso tempo offrire anche il suo lato compositivamente più alto. Una produzione che è lontana dal sound ‘plasticoso’ che ha contraddistinto molto del panorama post-metal degli ultimi tempi, ma che, per volontà o no, appare più veritiera e sentita. L’album è composto da due brani, di oltre i venti minuti ciascuno, fatti di un post-metal cardine e connotati da derive doom, arpeggi post-rock, tocchi à la Isis, malinconiche influenze quasi My Dying Bride e break alla Amenra. Le terre abbandonate e le derive post-apocalittiche tipiche del genere fanno ben capolino all’interno dei due brani, soprattutto in “In Admist The Silent Thrones”, e nelle sue tonalità chiaroscurali centrali, incombenti, plumbee e rarefatte, nel suo cuore di basso Isis-style, e nelle sue bordate ossessive (intorno al minuto 15) ed ipnotiche scuola Neurosis, ma pur sempre autentiche e che riescono a risultare evocative nella mirabile parte finale. In “A Storm Sermon”, di cui è presente un estratto video di contiguo riferimento per l’immaginario desertico e abbandonato, si sentono altrettanti richiami alle medesime coordinate di riferimento, di genere e di atmosfera, ma sempre con quel fattore X che riesce a far apprezzare il lavoro degli Oceanwake come autentico ed onesto. I cambi à la Cult Of Luna del minuto 6 riportano sui territori del mitico “Somewhere Along The Highway”, riprendendone le caratteristiche più malinconiche e ipnotiche, riuscendo a portare non solo influenze chiare e definite ma anche un background di immaginario che riesce a suonare come ampliamento del prodotto e non come mera copia del già esistente. “Earthen” non dice nulla di nuovo. Ma lo dice decisamente bene. Comunicativo, evocativo e carico di pathos, il terzo capitolo degli Oceanwake vale la pena di essere assimilato da tutti gli amanti di Cult Of Luna, Isis, Amenra e compagnia post-metal decadente ad affine.