voto
6.5
6.5
- Band: OCTOBER TIDE
- Durata: 00:42:14
- Disponibile dal: 28/09/2010
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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Chi scrive aspettava gli October Tide al varco. Del resto, l’annuncio della loro "reunion" (virgolette d’obbligo, visto che all’appello manca Jonas Renkse, oggi troppo impegnato con i suoi Katatonia) aveva fatto venire al sottoscritto le cosiddette lacrime agli occhi, visto che nei tardi anni ’90 aveva letteralmente consumato i primi due full-length della doom-death metal band svedese. Una volta reclutati nuovi musicisti – fra cui spicca il cantante Tobias Netzell, già negli ottimi In Mourning – l’ex Katatonia Fredrik Norrman ha deciso di riprendere il discorso più o meno da dove questo si era interrotto, ovvero rispolverando le sonorità del secondo album, quel "Grey Dawn" originariamente uscito per l’italiana Avantgarde Music nel 1999. Chi si augurava un ritorno allo stile arioso e "katatonico" del debut "Rain Without End", di gran lunga l’opera degli svedesi più amata dai fan, si metta quindi il cuore in pace: ovviamente vi è traccia di alcune di quelle inconfondibili linee melodiche e non mancano parentesi catchy ("The Dividing Line" in particolare), ma "A Thin Shell" nel complesso è un lavoro più pesante e propriamente doom-death, che vive quasi sempre di riff robusti e di un’atmosfera perennemente mesta, che funge da base ideale per lo spietato growling di Netzell. In sintesi, un "Grey Dawn" parte seconda, a grandi linee, anche se indubbiamente cantato e prodotto meglio. In effetti, fa un certo effetto ascoltare gli October Tide con una produzione così al passo coi tempi… a tratti un ascoltatore distratto potrebbe persino scambiarli per gli Swallow The Sun, anche se, naturalmente, è stato Norrman ad aver influenzato i finlandesi e non viceversa. Tornando al contenuto strettamente musicale del disco,si nota nel guitar-work e, appunto, nell’atmosfera una notevole e forse eccessiva compattezza, che alla lunga effettivamente stanca un pochino. Proprio come nell’album del 1999, non sono presenti molte variazioni nella tracklist e questo, alla fine dei conti, rappresenta anche il difetto di "A Thin Shell", il quale offre sì una quarantina di minuti all’insegna di un valido doom-death, ma non sempre delle canzoni veramente memorabili. In ogni caso, fa piacere rivedere viva e vegeta questa band di culto degli anni ’90: magari, una volta ri-oliati ulteriormente tutti gli ingranaggi, si riusciranno a raggiungere di nuovo livelli più alti.