7.0
- Band: OCTOBER TIDE
- Durata: 00:46:07
- Disponibile dal: 06/10/2023
- Etichetta:
- Agonia Records
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Dopo l’epopea melodic death-doom degli ormai lontani esordi, sinonimo di dischi di culto come “Rain Without End” e “Grey Dawn”, e dopo l’avventura in chiaroscuro dei primi capitoli post-reunion, accolti in maniera un po’ tiepida, gli October Tide hanno iniziato davvero a ingranare – tanto nel ritmo di pubblicazione, quanto nella qualità della proposta – solo di recente, cercando nuove vie espressive lungo un percorso artistico che evidentemente non ha mai voluto adagiarsi troppo su una replica del fortunato sound anni Novanta.
È come se a un tratto i fratelli Norrman e i loro soci avessero deciso di mettersi ‘in proprio’ e di aprire una nuova fase stilistica, sì legata al mondo death-doom, ma dall’approccio meno prevedibile, con solo qualche accenno al repertorio confezionato a suo tempo assieme al “grande ex” Jonas Renkse (Katatonia).
“The Cancer Pledge” suona dunque come un nuovo tentativo di riprendere le fila del discorso interrotto con il precedente “In Splendor Below”, provando ad aggiungere qui e lì qualche nuova/vecchia influenza, figlia in primis di un background death metal, ma anche di ascolti che probabilmente non sono fermi a realtà affini al nome October Tide.
In questa nuova opera, l’intenzione degli svedesi sembrerebbe insomma quella di unire le loro consuete arie amare e desolanti con delle perturbazioni più veementi, quasi come se la band volesse liberarsi da una gabbia troppo stretta, cercando un riscatto in atmosfere più violente, che talvolta sembrano inneggiare a un’adolescenza prettamente swedish death metal.
Alexander Högbom al microfono suona in effetti più aggressivo che mai, diretta conseguenza di un songwriting che non sembra mirare all’apprezzamento immediato e che mescola spesso le carte, arrivando ad offrire cambi di tempo molto bruschi, accelerazioni e tanto vigore sotto forma di riff che tracciano nuove traiettorie per il gruppo, flirtando appunto con death e black metal. Sorprende sentire dei blast-beat in delle canzoni degli October Tide, ma, d’altronde, certi passaggi che il quintetto architetta alle chitarre non sono poi troppo lontani da un vero e proprio tumulto guerresco. Detto ciò, resta comunque presente la classica vena dolente della formazione, con le chitarre che, non appena i ritmi decelerano, sanno come tornare alle interazioni e alle emozioni contemplative di un tempo (vedi “Season of Arson”).
Nel suo insieme, “The Cancer Pledge” è comunque un album più death che doom metal, nel quale certi mantra ipnotizzanti un tempo tipici del gruppo vengono quasi sempre rimpiazzati da temi maggiormente energici e vivaci, a tratti accostabili a certo vecchio death metal svedese venato di amarezza, a quel mix di riff ruvidi e passionali interventi di chitarra solista che abbiamo trovato su alcuni dei lavori targati Cemetary, Desultory, Gorement – o persino in qualche episodio di certi Opeth di molti anni fa.
A conti fatti, pare quindi di trovarsi di fronte a un punto di svolta in una carriera che in varie circostanze ha dato l’idea di essere interlocutoria: gli October Tide guardano avanti e lo fanno con un album che sulle prime spiazza un pochino, ma che alla lunga rivela valide intuizioni e una radice coerente, lasciandosi ascoltare e approfondire con sempre più attenzione.