7.5
- Band: ODRAZA
- Durata: 00:27:03
- Disponibile dal: 21/05/2021
- Etichetta:
- Godz ov War
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Accidia? Non è proprio la prima parola che ci evoca l’ascolto di questo disco, al di là del titolo scelto dal duo polacco. Piuttosto coraggio, quello che ci vuole per stravolgere quasi del tutto una formula che un anno fa, su queste pagine, ce li ha fatti giustamente incensare: ma evidentemente gli Odraza non intendono volgere la loro carriera al periodico timbro di un cartellino, ripetendosi e cristalizzando in maniera “facile” il loro suono.
“Acedia” riparte dal finale del disco precedente, quella “Ja Nie Stąd” che ci aveva colpiti per lunghezza e approccio sonoro, amplificando a dismisura quella dimensione ambient che evidentemente pulsava pur emergere in forme più potenti. Una sola traccia di oltre venti minuti (più una seconda presente solo sulla versione in vinile) che si muove su tappeti di synth e di strumenti percussivi con cadenze più che dilatate, con voci terrificanti a squarciare qua e là un velo di disagio e orrore. Ci sono tutti gli elementi che caratterizzavano il loro sound, ma rimontati alla luce di una produzione oscuramente psichedelica – ci sono passaggi che sintetizzano persino krautrock e dungeon synth – e con tempi che sorpassano il doom e le più sperimentali dilatazioni del metal estremo. Non mancano momenti votati a midtempo più ritmati, così come brevi sfuriate di chitarre, ma sembrano quasi scherzi di un giradischi che accelera per sbaglio la velocità di esecuzione. Sono le chitarre acustiche, le tastiere e le linee vocali dall’inferno a dare reale senso a questa monumentale traccia, giù giù fino al finale staccato; poco più di un minuto di pura dark ambient che spunta quasi a sorpresa, ad accrescere ancor più il senso di disagio orrorifico. Ci si sente osservati da figure sovrannaturali e maligne, ed ecco forse il senso del secondo brano (almeno dove presente); “Acedia II” prende avvio dalle sonorità à la Burzum appena descritte, una manciata di minuti ancora più intimisti ed eterei, privi di sfuriate ma con un palpitante crescendo ritmico e rilevanti innesti di elettronica: la necessaria catarsi dopo il provante ascolto della traccia principale, e per questo tutt’altro che una banale bonus track.