5.5
- Band: OF MICE & MEN
- Durata: 00:37:57
- Disponibile dal: 06/10/2023
- Etichetta:
- Sharptone Records
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Dopo l’abbandono del frontman storico Austin Carlile, gli Of Mice & Men hanno fatto fronte comune e hanno proseguito il proprio percorso andando oltre la semplice inerzia: “Defy” e “Earthandsky” hanno confermato la solidità e la motivazione del quartetto, e anche il successivo ciclo di EP, poi raccolto in “Echo”, non ha scontentato nessuno tra i sostenitori del gruppo.
È evidente come con l’ottavo album “Tether”, il quarto col nuovo assetto, si cerchi di spingere verso territori caratterizzati in gran parte da un approccio più melodico soprattutto nel cantato, senza però cadere, come successo in passato, nei solchi del nu metal o nella pedissequa riproposizione dei trendsetter Bring Me The Horizon. C’è mestiere, coesione e dedizione al proprio storico blend di metalcore melodico, ci sono testi significativi e c’è anche del cuore probabilmente, ma i risultati sono poco convincenti: parliamo di “Integration” e delle sue parti vocali zavorra messa criminalmente in apertura, ma anche dell’eccessivamente eterea “Zephyros” in chiusura, che ci congeda in maniera poco piacevole.
Lo svolgimento soffre di un paio di cadute importanti, ovvero la drammatica title-track e una “Shiver” sgonfia e noiosetta. Il contrasto con l’uptempo degli episodi migliori, come “Warpaint”, “Eternal Pessimist” e “Castaway”, non fa che rendere il problema più evidente: questo capitolo è pieno di brani troppo basilari, figli di una scrittura che gli OM&M dovrebbero aver lasciato alle spalle tempo fa. Dispiace dirlo, ma spesso e volentieri dobbiamo anche puntare il dito verso l’attuale frontman Aaron Pauley, incapace di coinvolgere l’ascoltatore a causa di una performance spenta e distante.
Dopo ripetuti ascolti, “Tether” non riesce a colpirci, nonostante la produzione perfetta e gli angoli smussati per le frequenze delle radio rock statunitensi. Pare proprio che, per non ripetersi, i californiani siano scivolati verso quella mediocrità dalla quale sfuggono da molti anni, ma da cui stavolta solo un singolo azzeccato, in questo ciclo, può salvarli.