7.5
- Band: OFFICIUM TRISTE
- Durata: 00:47:35
- Disponibile dal: 18/03/2013
- Etichetta:
- Hammerheart Records
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Chi ama certe sonorità romantiche, brumose e autunnali (è ancora il momento adatto, visto che la primavera tarda un po’ ad arrivare), avrà bene a cuore gruppi come primi Anathema o My Dying Bride e, magari, conoscerà già anche le gesta di una formazione come quella degli Officium Triste, che ha in quei colossi britannici i propri primi padri ispiratori. D’altra parte, gli olandesi sono attivi, più o meno regolarmente, dai primi anni Novanta e sono col tempo diventati un nome di sicuro affidamento per coloro che letteralmente stravedono per questo genere. I Nostri non sono certamente il gruppo che “salverà” il mondo gothic-doom o che cambierà la storia di questa musica: questi, a ben vedere, non sono mai stati i loro obiettivi. Gli Officium Triste, al contrario, hanno giurato amore eterno allo stile e al concetto originale di tale filone: che sia il 2013 o il 1993, non importa… quando ci si approccia ad un loro lavoro si deve sempre tenere a mente che ciò che si riceverà sarà solo ed esclusivamente una sentita, passionale rielaborazione di quei suoni e di quelle formule che hanno codificato la scena agli inizi. Loro compatrioti come Orphanage e Celestial Season hanno negli anni preso strade diverse, ma questo non è mai stato il caso del sestetto di Rotterdam, che, per attitudine, può essere praticamente messo sullo stesso piano di quelle extreme metal band che continuamente ostentano le loro radici old school e il rifiuto di qualsiasi tipo di apertura alla novità. “Mors Viri”, vista la sua innata impostazione retro, è un’opera che va affrontata con il giusto spirito, in un momento in cui si ha veramente voglia di ascoltare qualcosa che rimandi in tutto ai gloriosi anni Novanta. Una volta propensi, ci si deve soltanto lasciare andare all’ascolto e farsi sedurre dalla più che buona qualità della scrittura dei Nostri, che ancora una volta si confermano abili e attentissimi discepoli. La varietà negli arrangiamenti non è mai stata il loro forte, ma quando i ritmi si fanno più spezzati e crepitanti, permettendo ai chitarristi di mostrare un po’ di brio, le cose prendono una piega più che convincente. I brani alternano spesso parti sognanti dall’impronta tastieristica – su cui Pim Blankenstein sfodera quel tipico pulito/parlato che abbiamo trovato in dozzine di album del genere una quindicina di anni fa – e aperture maggiormente graffianti, che rivendicano un ormai lontano background death metal. Nel lotto, spiccano soprattutto l’iniziale “Your Fall From Grace”, davvero ispirata nelle melodie, e la conclusiva “Like Atlas”, sorta di bignami del sound degli Officium Triste (e delle loro influenze), nella quale ci si lascia andare ad un finale traboccante di nostalgia. L’abbiamo “fatta lunga”, ma inquadrare la band era obbligatorio. Con “Mors Viri” abbiamo a che fare con un lavoro che trasuda sincerità e voglia di raccontare quasi come in una catarsi ciò che si ha a cuore. Per certi versi, si tratta di un vero schiaffo in faccia ad una scena e ad una gamma di media che ultimamente bollano come “gothic” qualsiasi cosa – power metal o persino rock band – che ruoti attorno ad arie anche solo vagamente dolciastre o ad una voce femminile. “Mors Viri” è gothic-doom metal propriamente inteso, con tutti i possibili pro e contro del caso: un album per fan, confezionato da altri fan. Se rientrate nella categoria, potete procedere anche ad occhi chiusi.