7.0
- Band: ON THORNS I LAY
- Durata: 00:43:14
- Disponibile dal: 13/10/2023
- Etichetta:
- Season Of Mist
Spotify:
Apple Music:
Davanti a una band giunta all’importante traguardo del decimo full-length, potrebbe risultare superfluo parlare di maturità. Nel caso degli On Thorns I Lay, tuttavia, la cosa non è così scontata, visto che la formazione ellenica, poliedrica e ostinata, ha attraversato varie fasi nel corso della propria carriera, arrivando anche a sciogliersi e a rimanere ferma per qualche tempo nei primi anni Duemila. In ogni caso, è ormai da qualche anno che il gruppo di Atene – nonostante puntuali cambi di line-up che hanno lasciato il solo chitarrista Christos Dragamestianos come unico superstite dagli esordi – ha adottato un certo ritmo nelle pubblicazioni, assestandosi poi su un sound che non lascia molto campo a fraintendimenti. Dopo avere esplorato varie forme di metal estremo, dark e gothic metal nei primi capitoli discografici, nell’ultimo decennio la band ha infatti scelto di non muoversi più di tanto da un austero death-doom che richiama codici ancestrali e viaggi sofferti, improntato su formule che guardano sia ai suoi stessi inizi, sia alla tradizione europea, dal catalogo Peaceville a vari altri storici esponenti del filone (Saturnus, primi Katatonia, Celestial Season, ecc). Nelle pieghe di questo nebbioso scenario, gli On Thorns I Lay cercano poi di inserire qualche elemento più caratteristico, andando a rielaborare suggestioni etniche che richiamano la loro terra. Ad esempio, questo nuovo album omonimo si apre con una “Fallen from Grace” che si cala con risultati apprezzabili in un mood a cavallo fra tentazioni orchestrali e un vago afflato folk che può ricordare i connazionali Septicflesh, pur in un contesto più lento e controllato.
È all’interno di questo ambito che l’ispirazione musicale del gruppo prova ad esplorare i vari anfratti del vasto mondo gothic-doom, giocando liberamente con la forma-canzone, di cui vengono scomposti gli elementi in tante unità per poi ricombinarli all’interno di sviluppi che ogni volta danno risultati piuttosto diversi. Non si può magari parlare di “On Thorns I Lay” come di un album ‘vario’, ma è altrettanto vero che i greci cercano di caratterizzare ogni episodio della tracklist con qualche spunto distintivo, optando ora per le succitate derive etniche/acustiche, ora per un incedere più metallico e affilato (vedi “Raise Empires”).
Rispetto al fortunato “Aegean Sorrow” o all’ultimo “Threnos”, la produzione purtroppo risulta un po’ più asciutta (si sente la mancanza della mano di Dan Swanö in sede di regia) e sembra inoltre mancare un vero singolo da accostare agli altri classici del repertorio, ciononostante il timbro della band resta facilmente riconoscibile e le interpretazioni sentite. Chi ha sempre apprezzato la musica degli ateniesi qui potrà insomma andare sul sicuro.